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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2010 alle ore 19:24.
«Schifato», ma determinato ad andare avanti. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non usa mezzi termini per definire il suo sentimento davanti alla marea montante di polemiche nate intorno al 'caso Ruby'. Commenti indiretti, filtrati dalle conversazioni telefoniche che il premier ha avuto oggi con alcuni interlocutori. Prima dal castello di Tor Crescenza, dove ha trascorso la notte pare a causa di alcuni lavori di manutenzione che hanno fatto mancare l'elettricità a palazzo Grazioli per alcune ore. Poi da Arcore, dove il presidente del Consiglio è giunto nel primo pomeriggio.
Con alcuni interlocutori, Berlusconi ha ripercorso la sera del 27 maggio scorso, quando chiamò la questura di Milano dove Ruby era stata fermata per furto. La circostanza della telefonata, come ha detto ieri Daniela Santanchè a 'L'ultima parolà, non è messa in discussione dall'entourage del premier. Lo stesso Berlusconi, pur se in modo implicito, la ha ammessa pubblicamente, negando però di aver esercitato pressioni. «Ho semplicemente segnalato che c'era una persona che si proponeva per l'affidamento», ha detto rientrando a tarda notte in albergo a Bruxelles. «Ho aiutato, ma c'è aiuto e aiuto: se mi si domanda di indicare una persona che è necessaria per aver un affidamento, io sento la persona che potrebbe farsi dare l'affidamento e dico che questa persona sta arrivando in Questura, ma non ho assolutamente influenzato nessuno», ha aggiunto lasciando il Consiglio europeo.
Anche oggi, parlando con alcuni dei suoi interlocutori, il premier ha ribadito di non aver esercitato alcuna pressione: non ero a conoscenza delle accuse che le venivano contestate - avrebbe sottolineato - ma solo che era stata fermata. Non ho influenzato, né tantomeno ho mai abusato di un potere che tra l'altro non ho. Non solo, secondo un esponente della maggioranza che sostiene di avergli parlato, il Cavaliere avrebbe smentito anche un dettaglio della relazione di servizio fatta dal capo di Gabinetto della questura meneghina, Piero Ostuni. Nel rapporto diffuso da alcuni quotidiani, infatti, si sostiene che Berlusconi avrebbe detto che la ragazza era stata «segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak». Circostanza che il premier, almeno secondo il resoconto fornito dal suo interlocutore, avrebbe smentito con questo ragionamento: figuriamoci se vado a dire una simile sciocchezza; semmai ho detto che era una ragazza in grave difficoltà, che aveva sofferto molto, che aveva bisogno di aiuto e che c'era qualcuno pronto a prenderla in affidamento. L'analisi di Berlusconi non si è fermata alla notte del 27 maggio scorso. Il premier, nelle sue conversazioni, avrebbe anche ragionato sul quadro complessivo, politico e mediatico. «Ha detto di essere 'schifato'», confida un esponente della maggioranza che lo ha sentito nel pomeriggio a proposito delle polemiche sul caso Ruby. (Ansa)