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Il premier: sono schifato L'opposizione: si dimetta

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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2010 alle ore 14:28.

Silvio Berlusconi si dice «schifato» ma determinato ad andare avanti. Il numero uno del Pd, Pier Luigi Bersani, attacca ancora: le presunte pressioni del premier a favore della giovane Ruby hanno «messo a repentaglio» l'immagine del paese agli occhi del mondo. «L'Italia ha dei problemi - sostiene Bersani - che devono essere finalmente affrontati in un clima di serietà e di impegno: ormai il tempo è finito, bisogna aprire una fase nuova».
C'è almeno una circostanza che il Cavaliere ieri avrebbe negato, nei colloqui con i politici a lui più vicini: non ho mai detto alla questura di Milano, ha sostenuto, che Ruby era la nipote di Mubarak, figuriamoci se esco una sciocchezza del genere. Il premier nega quanto afferma la relazione della questura e replica di aver dichiarato che si trattava di una ragazza in grave difficoltà, che aveva sofferto molto, aveva bisogno di aiuto e c'era qualcuno pronto a prenderla in affidamento.

Ma il clima politico sulla vicenda sembra non credere al presidente del Consiglio. Durissima la presa di posizione dell'Italia dei valori: per il leader Antonio Di Pietro bisogna «scendere in piazza per imporre a Berlusconi di liberare il paese dai suoi conflitti d'interesse e dalle sue manie personali». Raddoppia la marcatura il numero uno dei deputati Idv, Massimo Donadi: «Un premier malato, ricattabile, che abusa del suo potere non può più rimanere al suo posto. Berlusconi deve dimettersi e dovrebbe avere la dignità di farlo in breve tempo, togliendo dalla vergogna il paese». Sottolinea invece il leader del Partito democratico Bersani: «Le notizie che emergono da Milano ci dicono una cosa chiara: Berlusconi non può stare un minuto di più in un ruolo pubblico che ha indecorosamente tradito».

Il Pdl replica e parla della solita «macchina di fango mediatica» come affermano il coordinatore Sandro Bondi e il ministro Stefania Prestigiacomo. «Sette inchieste in venti giorni costituiscono una dimensione che non può non far pensare a un accanimento organizzato» rileva il responsabile del Welfare, Maurizio Sacconi. Il vero scandalo, secondo loro, è «la clamorosa violazione del segreto istruttorio» come stigmatizza Fabrizio Cicchitto, numero uno dei deputati Pdl. Gianfranco Rotondi, poi, arriva a descrivere il presidente del Consiglio come un «uomo onesto, pulito e carico di profondi valori morali». Ribatte il numero due dell'Idv alla Camera, Antonio Borghesi: dando la patente di santità a Berlusconi, Rotondi è come Carlo Goldoni, autore del «Mondo alla rovescia» dove, aggiunge, «i ladri rincorrono le guardie, i malviventi giudicano i magistrati e dove, appunto, più se ne combinano e più si è in odore di santità. Peccato che quella fosse una commedia – conclude Borghesi – mentre la nostra è una tragedia». Rilancia Emanuele Fiano (Pd): «Gli esponenti del Pdl fingono di dimenticare il cuore della questione: un presidente del Consiglio che non solo si intromette nell'attività di polizia, ma mente per indurre un comportamento diverso dalla norma, tirando per giunta in ballo uno stato straniero».

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Si tratta, afferma Fiano, di «uno sfregio insopportabile alla più elementare grammatica istituzionale. In qualsiasi altro Paese democratico del mondo - conclude - il premier si sarebbe già dimesso». Le richieste di dimissioni ormai giungono a raffica: le chiedono Livia Turco, Anna Finocchiaro, Luigi Zanda, Enrico Letta e Rosy Bindi (Pd), Bobo Craxi (Psi), altri esponenti dell'Italia dei Valori. Ma stoccate al capo del governo arrivano anche dall'interno della maggioranza. «Voglio stare con Berlusconi ma lui deve cambiare, con tutte le ragioni che ha. Potrebbe cambiare lo stile di vita che a lui piace, ma a noi ci fa stare male» è l'opinione del sottosegretario Gianfranco Miccichè, espressa all'assemblea costituente del nuovo movimento Forza del Sud, in corso a Palermo.

Poi, però, lo stesso Miccichè profetizza: «Un giorno, se volete, vi dico quali sono altri politici che fanno questa vita. Berlusconi è veramente perseguitato». Attacca il senatore Achille Serra (Udc), ex vice capo della Polizia di Stato: la presunta telefonata del premier Berlusconi ai vertici della questura di Milano «è un episodio disdicevole, che getta discredito sulle istituzioni italiane e sulla nostra immagine all'estero». E rimarca: «In quarant'anni non mi è mai capitato di assistere» a una cosa del genere.
La Lega, intanto, sul caso Ruby tace: segno di un'evidente irritazione con il premier. Lo scenario, insomma, è dei più foschi e tutto sembra precipitare. Ma il presidente del Senato, Renato Schifani, avverte: «il Paese non può permettersi instabilità».

(M.Lud.)

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