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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2010 alle ore 13:14.
Dieci chilometri separano Hokkaido da Kunashiri, una distanza incolmabile per Giappone e Russia che oggi, in seguito alla visita di Dmitrij Medvedev nell'ultima delle isole Kurili, vedono allontanarsi ancor di più la possibilità di un accordo sul destino dell'arcipelago. Che ancora ostacola la firma di un trattato di pace formale tra i due paesi. Le Kurili controllate dai russi sono per i giapponesi "Territori settentrionali", occupati dall'Unione Sovietica alla fine della Seconda guerra mondiale.
Primo leader russo, e sovietico, a mettere piede su queste terre, Medvedev ha trascorso tre ore a Kunashiri. Ha visitato un asilo, una centrale geotermica, ha promesso investimenti agli abitanti e un'attenzione non inferiore a quella verso le altre regioni più centrali della Russia. Non è stata una visita improvvisa, il presidente russo l'aveva già messa in programma a settembre e già Tokyo aveva avvertito che non avrebbe gradito. Così lunedì la reazione del governo giapponese è stata immediata, e dura: una visita «estremamente deplorevole», l'ha definita il primo ministro Naoto Kan, mentre in Parlamento il ministro degli Esteri Seiji Maehara ha parlato di «totale incompatibilità» con la posizione del Giappone al riguardo, un gesto «che ferisce il nostro sentimento nazionale». Il ministro degli Esteri ha poi convocato l'ambasciatore russo a Tokyo, Mikhail Belyj, per presentargli formalmente le proteste del suo governo. L'ambasciatore russo non si è scomposto: la visita di Medvedev a Kunashiri è una questione interna, ha commentato. Da Mosca, l'agenzia Interfax riporta una fonte del ministero degli Esteri che «non comprende la reazione dei giapponesi», dal momento che la posizione russa sulla questione «non è cambiata».
E tuttavia l'episodio non potrà che avere ripercussioni sulla prossima visita di Medvedev in Giappone, a metà mese: a Yokohama è in programma il forum dei paesi Asia-Pacifico. E per il governo giapponese la gestione della crisi è tanto più delicata in quanto segue il confronto con la Cina sulle isole Senkaku, nelle acque del Mar Cinese Orientale, una disputa riesplosa nel settembre scorso dopo la collisione tra un peschereccio cinese e due unità della Guardia costiera giapponese. Una vicenda in cui Naoto Kan è stato accusato di debolezza nei confronti di Pechino. La crisi non è superata: nel week-end, nel corso del vertice Asean ad Hanoi, il primo ministro cinese Wen Jiabao si è rifiutato di incontrare formalmente Kan.