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Pdl a Fini: con noi o apra la crisi

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2010 alle ore 08:45.

«Una mia defezione procurerebbe danni seri al centro-destra e a tutto il paese». Nel giorno in cui la ragazza marocchina Ruby al centro dell'ultimo scandalo presidenziale compie 18 anni, Silvio Berlusconi fa sentire la sua voce attraverso le ben congegnate anticipazioni del libro di Bruno Vespa. Nessun passo indietro e nessun cedimento, manda a dire a Gianfranco Fini che solo qualche ora fa aveva auspicato «un passo indietro» da parte del premier se le notizie attorno al caso Ruby dovessero essere vere. «Non sono mosso da ambizioni politiche – spiega Berlusconi al conduttore di Porta a porta nella sua ultima fatica letteraria –. A volte gli impegni sono disumani, ancorché sia aiutato nella quotidianità dell'azione di governo da quella straordinaria persona che è Gianni Letta, ma sto qui per senso di responsabilità». E ancora: «So bene che i cimiteri sono pieni di persone indispensabili, ma credo che se dovessi ritirarmi ora mancherei a un mio dovere e perderei la stima dei tanti italiani che mi hanno dato la loro fiducia».

Altro che passo indietro. E a ribadire il concetto ci pensano in capigruppo del Pdl di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, che in una nota congiunta lanciano a Fini un vero e proprio ultimatum: «Il presidente della Camera deve confermare l'appoggio al governo dopo le sue ultime dichiarazioni oppure prendersi la responsabilità di una crisi – è scritto nella nota degli azzurri –. Al punto in cui siamo arrivati, è indispensabile la più assoluta chiarezza da parte di tutti perché ognuno deve assumersi le sue responsabilità davanti alle istituzioni e al popolo italiano. Ci auguriamo che ciò che è stato attribuito all'onorevole Fini, sull'eventualità che l'onorevole Berlusconi faccia un passo indietro e dunque si dimetta da premier e provochi una crisi di governo, si limiti ad essere una battuta polemica destinata ad esaurirsi nel circo mediatico». Poco dopo la risposta di Futuro e libertà, firmata Italo Bocchino e Pasquale Viespoli: «Abbiamo sempre detto con chiarezza che non intendiamo staccare la spina al governo ma, anzi, di volerlo sostenere per l'intera legislatura al fine di attuare il programma che ci impegna con gli elettori e in generale con il Paese». Sì all'appoggio al governo, dunque, purché la sua azione sia rilanciata fortemente «essendo oggettivamente ferma al palo sulle grandi questioni che riguardano gli italiani». «Il problema - concludono Bocchino e Viespoli - non è la nostra presunta volontà di far cadere Berlusconi, ma la reale volontà altrui di dar vita a una nuova stagione di governo».

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Tags Correlati: Bruno Vespa | Camera dei deputati | Fabrizio Cicchitto | Gianni Letta | Lega | Lorenzo Cesa | Maurizio Gasparri | Pd | PDL | Perugia | Roberto Calderoli | Senato | Silvio Berlusconi | Udc

 

Nessuno dei contendenti sembra insomma voler restare con il cerino in mano e prendersi la responsabilità di aprire una crisi. Ma le acque rimangono molto agitate e l'ombra di un governo tecnico si allunga sull'esecutivo Berlusconi come mai nelle ultime settimane. Tanto che la Lega fa subito quadrato attorno al premier: «Macché governo tecnico – sbotta Roberto Calderoli quasi a smentire i presunti scricchiolii dalle parti del Carroccio, da dove è filtrato tutto il malumore del leader Umberto Bossi per il Ruby-gate –, macché Lega interessata a un governo tecnico. Io sono preoccupato che qui, profittando delle vicende personali di Berlusconi, sia in atto un colpo di Stato: ma sarebbe il colpo di stato dei fighetta, di quelli che frignano e che non hanno voce e voti. Ma se c'è un colpo di Stato la rivolta del popolo è legittima». Lega e Pdl ripetono all'unisono: se c'è crisi si va alle urne.

Domenica Fini parlerà alla convention di Generazione Italia di Perugia. In mezzo, la direzione del Pdl di giovedì, dove potrebbero trovare sfogo i malumori crescenti anche tra gli azzurri, e soprattutto possibili nuovi sviluppi – temuti da alcuni e auspicati da altri – dell'inchiesta sul Ruby-gate. Sviluppi e novità che potrebbero far precipitare la situazione politica: Fini, si dice da più parti, potrebbe annunciare l'uscita dei suoi dal governo proprio a Perugia. Quanto alle opposizioni, è il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa a gelare la nuova offerta del premier giunta in mattinata («l'Udc valuti a fondo l'appoggio all'esecutivo»): «Non abbiamo alcuna intenzione di partecipare a questo governo: o si da una svolta con le dimissioni e l'apertura di una fase nuova o la cosa non ci riguarda». E da parte sua il Pd, consapevole che i finiani non potrebbero seguirlo su questa strada, non ha ancora deciso se presentare o meno la mozione di sfiducia al premier sul nuovo sexy-gate. Si aspetta, appunto.

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