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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2010 alle ore 18:31.
Un'ondata di attentati ha devastato bar e locali di ritrovo a Baghdad: il bilancio provvisorio
delle vittime è di una settantina di morti e quasi 300 feriti. Tredici le esplosioni in diverse zone della capitale irachena: Sadr city, Shùla, Shaab, Huseiniyah, Bayà, Saydiyah, Kadhimiyah, Abu Dsheer, il distretto di Amel e Yarmouk. I due principali ospedali hanno immediatamente diffuso una richiesta urgente di donazione di sangue.
Il portavoce per la sicurezza generale Qassim al'Moussawi, ha precisato che non è ancora chiaro il numero delle vittime. «Tredici auto con bombe a bordo sono esplose in dieci punti della città. C'erano anche quattro bombe piazzate ai margini di strade e bombe attaccate sotto a veicoli. È successo in quartieri sciiti», ha affermato. Intanto la sempre più sparuta e impaurita comunità cattolica irachena si è stretta oggi attorno ai familiari di alcune delle vittime della strage consumatasi domenica in una chiesa di Baghdad e nella quale sono morte una cinquantina di persone. Le autorità irachene hanno annunciato l'apertura di un'inchiesta per «individuare le responsabilità» tra le file degli stessi organi di sicurezza.
Poco lontano dalla cattedrale di Nostra Signora del Soccorso, nel quartiere di Karrada, dove due giorni fa si era consumato l'eccidio perpetrato da sedicenti mujaheddin di al Qaida, la chiesa caldea di San Giuseppe era oggi gremita di fedeli, accorsi a centinaia per assistere alle esequie di parte delle vittime del più sanguinoso attacco lanciato contro i cristiani d'Iraq dalla deposizione del regime nel 2003. Fonti del ministero dell'Interno hanno riferito un bilancio definitivo di 46 fedeli uccisi (tra cui i due preti di 27 e 32 anni), oltre a sette agenti dei reparti speciali iracheni e cinque assalitori morti.