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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 09:36.
1) Cosa sono le elezioni di midterm?
Le elezioni di midterm (ovvero di metà mandato) si chiamano così perché si svolgono a metà del mandato presidenziale che dura quattro anni. Barack Obama, democratico, è stato eletto il 4 novembre 2008. In quell'occasione il suo partito ha ottenuto una significativa maggioranza sia alla Camera che al Senato. Le elezioni di midterm coinvolgono gran parte del Congresso: si rinnova infatti l'intera Camera dei rappresentanti (435 deputati) e un terzo dei 100 seggi del Senato. Nella tornata vengono eletti anche 37 dei 50 governatori degli stati, che durano in carica quattro anni e si rinnovano in coincidenza di midterm.
2) Cosa succede se i democratici perdono la maggioranza in una delle Camere o in entrambe?
Anche in caso di sconfitta elettorale di midterm il presidente, che è eletto dal popolo, resta in carica, con il suo governo, fino alla fine del mandato per altri due anni. Ma l'attuazione dell'agenda politica diventa difficile se non impossibile non potendo la Casa Bianca più contare su una maggioranza in Parlamento. Tuttavia anche i repubblicani non potranno portare avanti una loro agenda se, come è probabile, controlleranno la Camera ma non il Senato. Per poter approvare nuove leggi i repubblicani dovranno quindi arrivare a compromessi con i democratici più moderati, condizione necessaria a superare anche il possibile veto di Obama su leggi sgradite.
3) È già successo che Casa Bianca e Congresso siano controllati da partiti diversi?
Sì. Soprattutto negli ultimi anni: se all'inizio del Novecento era un evento raro, la divisione del governo (divided government) tra Casa Bianca e Parlamento è diventata di recente più comune. Successe, tra gli altri, a Ronald Reagan nel 1982, a Bill Clinton nel 1994 e a George W. Bush nel 2006 di perdere le elezioni di midterm.
4) Perché i democratici sono in difficoltà?
Il presidente e il suo partito sono finiti in una sorta di tempesta politica perfetta: dopo la recessione e l'esplosione della crisi finanziaria dei mutui subprime, l'economia continua a essere in difficoltà e il tasso di disoccupazione rimane inchiodato al 10 per cento. Il tasso di approvazione del presidente è calato sotto il 40 per cento; in caduta libera è anche la popolarità di Obama tra gli indipendenti - coloro che non sono registrati né con i democratici né con i repubblicani ma di volta in volta scelgono il candidato "migliore" - e che rappresentano un blocco elettorale decisivo negli Stati Uniti. Il sostegno al presidente è stato eroso, oltre che dalla crisi economica, anche dall'approvazione della riforma sanitaria, fortemente voluta da Obama. Grazie ad essa per la prima volta gli Stati Uniti hanno un sistema che prevede la copertura assicurativa della quasi totalità dei cittadini (finora circa 40 milioni di persone ne erano prive). Molti elettori giudicano la riforma un'invasione dello stato nelle libertà individuali e temono l'aumento dei costi delle polizze.