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Alla riscoperta del senso del dovere

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2010 alle ore 08:36.

Il direttore Gianni Riotta risponde ai lettori sul Sole 24 Ore in edicola.

Cose importanti stanno succedendo in Italia in questi giorni. Cose di estrema gravità che lasceranno il segno, o meglio, che potrebbero lasciarlo se non dovessero malauguratamente passare troppo nel silenzio. A fianco di un paese che dimentica ogni suo problema per correr dietro a starlet di varia provenienza si sta consumando una delle vicende più nere della storia notarile italiana. Si badi bene, storia notarile vuol dire concorso pubblico, pubblica fede, controllo di legalità, di garanzia e di ordine, dove ci sono seri professionisti che ci dedicano l'anima e giovani ragazzi, persone normalissime, dei quali sono felice di far parte, che sacrificano anni di vita per prepararsi al meglio. Non per mettere una firma, ma per far parte di una categoria di professionisti che i “liberissimi” americani ormai ci invidiano, loro che hanno capito. Quello che è successo venerdì 29 ottobre ha dell'incredibile, un concorso sospeso, ufficialmente per (dis)ordine pubblico, ufficiosamente per le tante, troppe, eccessive anomalie sulle quali mi auguro la magistratura voglia far luce. Tutto questo non ha ricevuto, a mio sommesso avviso, il riscontro mediatico che meritava. La notizia del malfunzionamento della sveglia dell'i-phone capeggia sulla prima pagina dei siti delle più importanti testate da giorni e l'annullamento per mancanza di limpida legalità del concorso che autorizza a dare legalità viene relegato a qualche trafiletto ormai precipitato in seconda o ulteriore pagina? Non è il momento di fare polemica ma di dar spazio alla lucidità e al ragionamento. Questa può essere una grande occasione per tutti, per i candidati, per i notai e per gli italiani, quelli veri, che lavorano e non che passano la giornata a mandarsi frecciatine in televisione. I primi possono ritrovare un concorso meritocratico, che verifichi la preparazione con onestà e metro corretto, non con tracce assurde e impossibili, con tempi seri e non disumani (l'ultima persona ad essere diventata notaio in Italia risale al 2005!). Per i notai, che possono rilanciare la loro immagine, continuo oggetto di attacchi. Perché quello che fanno permette all'Italia di “rimanere a galla” molto più degli incentivi sulle lavatrici o sui ventilatori: liceità dei mutui, delle operazioni societarie e del pagamento delle tasse. Per i cittadini, cioè per tutti noi che avremo a disposizione professionisti migliori, corretti, seri e onesti. Occorre dare risalto a quello che succede, con costanza, cosicché si abbia pronta contezza di quello che viene fatto e soprattutto di quello che non viene fatto. Bisogna aiutare quei notai che hanno promesso, e che dovranno mantenere la promessa, di far tornare il concorso quello che era e non più quello che è diventato. Loro hanno bisogno del nostro e del Suo aiuto perché da soli rischiano di non vincere l'ostilità dei contrari.

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Tags Correlati: CGIL | Dio | Filippo Querci | Fondazione Di Vittorio | Giorgio Ambrosoli | Giuseppe Amari | Libere professioni | Luigi Spaventa | Paolo Baffi | Rovere | Silvio Novembre | Tina Anselmi

 

Filippo Querci della Rovere (email)

Caro Della Rovere, la leggevo e pensavo al bellissimo libro che il grande Montanelli ha dedicato al Generale della Rovere, da cui il film di Rossellini con un fantastico De Sica. Se non li conosce lo faccia e ne ricaverà gran conforto: sono sul tema del dovere, come fare il proprio dovere, anche in circostanze estreme, o partendo da umili condizioni, sia spesso la strada maestra per ciascuno di noi. Non credo il problema sia dare questa o quella notizia. Credo, e qui lei ha ragione, che tutta la coscienza nazionale italiana abbia smarrito la strada del Beruf, il dovere professionale di cui amava parlare Weber. Lei lo rivendica per i notai, io per l'informazione, ciascuno per il proprio lavoro. C'è chi dà la colpa a questo o quel leader politico, e Dio sa quanta ne abbiamo. Ma la leggo e le chiedo: e la nostra colpa? La colpa di chi ha visto le fiamme ardere la legalità e ha fatto poco o nulla? La storia ce ne chiederà conto caro della Rovere. Grazie per la sua lettera.

Il contributo di Spaventa
Una serie di modifiche redazionali ha indotto in errore il titolista: il volume «In difesa dello Stato, al servizio del paese», curato da Giuseppe Amari per le edizioni Ediesse e voluto dalla Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio (Il Sole 24 Ore di ieri, pag. 10), non è opera di Luigi Spaventa, che ha scritto un contributo inserito tra numerose altre testimonianze delle vicende vissute da Giorgio Ambrosoli, Tina Anselmi, Paolo Baffi, Silvio Novembre e Mario Sarcinelli. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori.


Le lettere vanno inviate a: Il Sole 24 Ore "Lettere al Sole 24 Ore" via Monte Rosa 91 - 20149 Milano- fax 02.312055. email:letterealsole@ilsole24ore.com - gianni.riotta@ilsole24ore.com

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