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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2010 alle ore 06:38.
MOSCA
«Sono a favore di riforme che creino un mercato, non un bazaar» diceva. Viktor Cernomyrdin è stato l'uomo del compromesso nell'Unione Sovietica diventata Russia, e Boris Eltsin metteva il paese nelle sue mani ogni volta che sentiva di dover riportare la barra al centro: nei giorni febbrili in cui la produzione precipitava, i prezzi sfuggivano a ogni controllo e le scorte di pane si esaurivano, Cernomyrdin ha evitato alla Russia un terremoto, dicono i suoi ex ministri. «Vogliamo una transizione senza sangue» diceva. È morto a Mosca nella notte di martedì, a 73 anni, malato da tempo come diceva il suo viso nelle ultime fotografie. Ha seguito Eltsin, e poi il padre delle riforme, Egor Gaidar: ora si può davvero dire che si è chiusa un'era per la Russia.
"Direttore rosso", riformatore, diplomatico, anche presidente per 23 ore, durante l'operazione al cuore di Eltsin nel 1996: ma sempre muzhik, animo di contadino come amava dire. Cernomyrdin aveva studiato per corrispondenza, e aveva cominciato come meccanico in una raffineria degli Urali. Per arrivare alla guida del ministero sovietico del gas, quello che oggi è Gazprom. «Cernomyrdyn ha reso possibile la trasformazione dell'industria russa dell'energia nella prima compagnia al mondo», scrive oggi Aleksej Miller, leader di Gazprom, sul sito del monopolio. I protagonisti della stagione delle riforme russe lo ricordano seguendo l'invito di Anatolij Ciubais, l'anima delle privatizzazioni russe: «Vorrei - ha detto ieri Ciubais - che tutti quelli che ora parlano di modernizzazione avessero una parola buona per lui». Ma non è così, c'è chi vede pesare anche su Cernomyrdin - primo ministro tra il 1992 e il 1998 - la responsabilità dello scivolamento dell'economia russa in un capitalismo corrotto e burocratico.
Quando Cernomyrdin parlava, faceva un sacco di errori di grammatica. Sapeva prendersi in giro, lo definiva il proprio stile: «È più importante che mi capiscano» diceva. Il suo aforisma più famoso è una frase pronunciata per descrivere una riforma monetaria fallimentare: «Avremmo voluto il meglio, è andata come al solito». Ecco cosa augurargli: che non sia più questo il futuro della Russia che Cernomyrdin ha ormai lasciato ad altre mani.
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