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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2010 alle ore 17:29.

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Il grande Gino Bartali in bicicletta a Firenze (Fotogramma)Il grande Gino Bartali in bicicletta a Firenze (Fotogramma)

La memoria – Pagina della sua vita, questa, che Ginettaccio avrebbe voluto tenere nascosta, ma che pure rivelò a qualche amico intimo, come Ivo Faltoni, suo meccanico fidatissimo che nel 2003, a tre anni dalla morte di Bartali, entrò in contatto con Paolo Alberati, ciclista professionista e studente di Scienze Politiche in cerca di un argomento di tesi. A chiudere il cerchio, l'incontro di Alberati con un docente davvero particolare: «Sulla scia di quanto dettomi da Ivo, proposi l'argomento di ricerca a diversi professori: sono chiacchiere da bar, ma ti pare che Bartali facesse queste cose...», mi rispose uno , spiega Alberati. «Poi un giorno incrociai il professor Dario Biocca, che mi incoraggiò subito, anche perché è il figlio di quel Franco Biocca che estrasse il proiettile dal corpo di Palmiro Togliatti, ferito in un attentato nei giorni in cui Bartali, vincendo il Tour del 1948, probabilmente evitò lo scoppio della guerra civile in Italia...». «Il suo primo suggerimento – continua Alberati – fu subito decisivo: cercare negli archivi della Polizia di Stato e del Ministero dell'Interno: lì trovammo fascicoli dedicati a Gino Bartali da poliziotti infiltrati nel mondo del ciclismo e del giornalismo sportivo, che spiavano il campione e non riuscivano a spiegarsi il motivo di questi allenamenti lunghi centinaia di chilometri....».

Prove decisive – Ad accelerare l'iter per il conferimento a Bartali del riconoscimento di Giusto fra le Nazioni, sono giunte negli ultimi giorni (come già ricostruito dal collega Marco Pastonesi, sulle pagine della Gazzetta dello sport, ndr), prove nuove e forse definitive. Continua Bartali: «La procedura seguita da Yad Vashem è complessa, e richiede testimonianze dirette dei salvati, o almeno indirette da parte dei loro congiunti più prossimi. Ebbene, alcun e persone hanno ora risposto a un appello al riguardo lanciato nei mesi scorsi da un giornalista americano. In particolare, una donna viareggina di 88 anni che ora vive a Tel Aviv e un avvocato di Firenze, che mi ha detto: io non sarei mai nato, se tuo padre non avesse aiutato e protetto i miei genitori». Testimonianze che ora verranno acquisite dalle autorità israeliane. Per far sì che Ginettaccio vinca anche quest'ultima tappa della sua corsa straordinaria.

Dario Ricci racconta storie di sport e di vita nella trasmissione "A bordo campo" in onda su Radio 24 il sabato ale 6.30 e la domenica alle 14.30

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