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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2010 alle ore 18:58.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2010 alle ore 19:36.
Una crisi si può aprire solo in Parlamento, e dunque se questa è l'intenzione di Gianfranco Fini, faccia votare i suoi parlamentari contro il governo. In un primo giro di telefonate con i massimi dirigenti del Pdl, Silvio Berlusconi avrebbe risposto così alla richiesta di dimissioni avanzata dal leader di Fli alla convention di Perugia.
Se Fini vuole una crisi formale, avrebbe spiegato il presidente del Consiglio, non c'è altra strada che comportarsi di conseguenza in Parlamento. Una linea, spiegano i vertici del Pdl, che sarebbe mantenuta anche in caso di ritiro della delegazione di Fli nel Governo. «Non è quello il passo che potrebbe aprire la crisi - spiega uno dei massimi dirigenti del partito - servirebbe comunque un voto contrario in Parlamento».
Fini? «Per adesso sto dietro il cespuglio», dice il leader della Lega. Umberto Bossi rispolvera una sua vecchia battuta di qualche anno fa, quando in momenti tesi e difficili, dava vita a un vero e proprio black out informativo e spariva dalla circolazione per qualche giorno. Ma qualcosa potrebbe dirla domani, quando i big della Lega si riuniranno in via Bellerio.
La linea del silenzio è una sorta di ordine di scuderia ora nel Carroccio, anche per evitare complicazioni che potrebbero danneggiare il cammino del federalismo ormai alla stretta finale.
A commentare a caldo la risposta del presidente del Consiglio a Gianfranco Fini è il segretario Pd. «La reazione di Berlusconi testimonia ancora una volta che mentre il cerino sui spegne si cerca di darlo in mano a un altro. È un gioco stucchevole», dice Pier Luigi Bersani.
Il segretario Pd non immagina «che Fini possa essere con noi per l'alternativa al governo di centrodestra». Ma Pier Luigi Bersani ricorda: «siamo pronti a fare la legge elettorale con chi ci sta». E «oggi Fini ha detto che quella che abbiamo è una vergogna. Questo tema insieme alla difesa della magistratura, della Consulta e del Presidente della Repubblica si fa con chi ci sta, mentre invece gradirei anch'io che nel centrodestra si possano ridurre le pulsioni populiste, questo mi interessa in nome della democrazia».
Nessun timore di elezioni anticipate, dice il leader del Pd che puntualizza: «Noi siamo pronti a qualsiasi evenienza, non abbiamo assolutamente paura delle elezioni e se ci portano lì combattiamo e vinciamo». Parlando a 'In mezz'ora' di Lucia Annunziata, Bersani ribadisce come l'opposizione non abbia i numeri per far cadere il governo, «occorre una crisi politica».