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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2010 alle ore 14:17.
BASTIA UMBRA. La sala è strapiena, oltre 5mila persone sono arrivate per la convention di Futuro e libertà e altre migliaia sono attese per stamani quando dal palco del palafiere di Bastia Umbra Gianfranco Fini spiegherà il gesto di discontinuità destinato a segnare la legislatura e il futuro del governo Berlusconi. Il presidente della Camera arriva mentre Luca Barbareschi sta concludendo la lettura del manifesto per l'Italia di Fli sulle note di C'era una volta in America. Sul palco enorme c'è solo il podio di chi è chiamato a intervenire. Un modo plastico per fotografare un partito "senza colonnelli". In prima fila siede Elisabetta Tulliani, attuale compagna di Fini. Pochi posti più in là c'è anche Daniela Di Sotto, l'ex moglie del presidente della Camera con la quale si era intrattenuta poco prima.
Passato e presente che si incontrano in unico comune denominatore, il progetto del nuovo centrodestra che Fini si è candidato a guidare. Il leader di Fli arriva attraversando la platea prima di salire sul palco per un breve saluto. Poche parole che lasciano però intravedere che la strada è segnata: «Nessun traguardo può esserci precluso, ogni obiettivo può essere raggiunto e abbiamo, lo dirò meglio domani, obiettivi ambiziosi». Quale sia l'obiettivo in realtà è già noto da mesi. Fini punta a realizzare in Italia quel centrodestra di stampo europeo che il Pdl non è riuscito a rappresentare. Per questo oggi pronuncerà parole "inequivocabili".
Quel patto di legislatura di cui ha parlato giovedì il premier, Fli è pronto ad accoglierlo ma perché sia credibile occorre un segnale chiaro di discontinuità. Che per Fini si deve tradurre – stando a quanto sostengono i fedelissimi – in un vero e proprio passo indietro del premier, in un nuovo inizio, insomma in un altro governo, un Berlusconi-bis, nel quale potrebbero riconoscersi altre forze moderate che fanno riferimento al centrodestra come l'Udc di Pierferdinando Casini. Altrimenti, come dice Italo Bocchino, il patto di legislatura invocato dal Cavaliere è destinato a rimanere solo «una formula lessicale» visto che «non c'è scritto – sottolinea – con quale presidente del consiglio, con quale maggioranza, con quale governo.