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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2010 alle ore 18:55.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2010 alle ore 19:27.
Se la sfida politica di Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi («si dimetta per un nuovo governo») avrà un esito positivo per il paese lo diranno le prossime settimane. Per ora c'è un punto che va sottolineato positivamente nell'agenda delle priorità messa a punto dal presidente della Camera. Riguarda l'economia. E in particolare l'attenzione riservata al nodo della produttività del paese. Fini ha richiamato direttamente le intese che stanno prendendo corpo al tavolo tra le parti sociali. Un'iniziativa voluta dal presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, e che vede impegnati in un proficuo dialogo tutti i soggetti sociali chiamati a dare più competitività al sistema Italia. Ricerca, innovazione, sud, lavoro: sono tutti temi che, con la partecipazione anche della Cgil, stanno trovando a quel tavolo risposte nell'interesse del paese.
Fa bene Fini a mettere quelle conclusioni al centro del programma del governo, o del nuovo governo se si vuole. Anche il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha richiamato nei giorni scorsi l'importanza di nuove misure per la produttività. E' auspicabile che ora si passi ai fatti. Se al contrario l'iniziativa di Fini porterà solo a un lungo periodo di instabilità e di inazione della politica, con l'economia e lo sforzo delle parti sociali ancora una volta ignorati e umiliati, sarà l'ennesima occasione persa. E a pagare sarà il paese.