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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2010 alle ore 20:09.
La metafora del cerino è abusata, ma rende bene l'idea di quello che sta accadendo nell'area dissestata del centrodestra. Il rischio è che, a forza di passarselo di mano in mano, tutti alla fine si brucino le dita con questo fiammifero. A Perugia abbiamo assistito al penultimo atto di uno psicodramma sempre più incomprensibile per il normale cittadino, ma ben in grado di descrivere il disfacimento della maggioranza e quindi del governo. Le elezioni anticipate sono via via più vicine, ma nessuno, neanche Fini, ha la volontà o il coraggio di pronunciare a viso aperto l'ultima parola. È un susseguirsi di penultime parole.
Di solito un partito che vuole provocare la crisi ritira senz'altro i suoi ministri dal governo. Invece nel nostro caso siamo ancora un passo indietro rispetto a questa soluzione lineare. Fini ha intimato a Berlusconi di rassegnare le dimissioni e di dar vita al negoziato per un altro governo, aperto all'Udc. Un governo che dovrebbe mettere in un angolo la Lega, a vantaggio dell'asse "Futuro e Libertà" più Casini. Scenario suggestivo, ma politicamente poco verosimile. Logica vorrebbe che dopo la risposta negativa di Berlusconi (il quale, non dimentichiamolo, ha ricevuto la fiducia in Parlamento appena poche settimane fa) Fini facesse dimettere i suoi ministri già oggi, aprendo in via ufficiale la porta alla crisi dell'esecutivo.
Tuttavia occorre attendere, perché il gioco del cerino continua. Come la fiducia di fine settembre aveva poco significato, così oggi lo scambio di ultimatum sembra poco convincente. L'unica verità è il logoramento inarrestabile di un centrodestra che due anni fa ha vinto le elezioni e che ha deluso molto in fretta tutte le attese. E' chiaro che così non si potrà andare avanti ancora a lungo. Ma lo spettacolo a cui abbiamo assistito oggi non è ancora l'epilogo. Ci saranno colpi (alcuni bassi) e contraccolpi. E la fine di questa legislatura, coincidente con l'ultimo atto della lunga stagione berlusconiana, non sarà indolore. Forse sarà drammatica.