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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2010 alle ore 08:38.
Qualche difficoltà, qualche brivido in più del previsto, ma alla fine la squadra azzurra ha vinto la terza Fed Cup in cinque anni, come da pronostico. Una conferma della qualità del tennis femminile italiano che ha portato la nostra nazionale a raggiungere per ben quattro volte, dal 2006 ad oggi, la finale nella "Coppa Davis delle donne". Le ragazze dei record Schiavone e Pennetta, hanno guidato il team capitanato da Corrado Barazzutti in un'impresa storica, soprattutto se si pensa che le italiane, fino a quattro anni fa, non avevano mai conquistato il titolo.
A questo proposito vale la pena di ricordare che, negli ultimi 24 mesi, Flavia è stata la prima azzurra di sempre ad entrare nella top-ten e vincere il Masters di doppio, mentre Francesca è stata la prima a sollevare un trofeo del Grande Slam e a raggiungere la sesta posizione nel ranking Wta.
Un successo importante dunque ma, va detto, anche annunciato. Il forfait delle Williams aveva, infatti, letteralmente capovolto i rapporti di forza in campo a San Diego, dove l'Italia affrontava una sfida che non poteva proprio perdere.
Diciamoci la verità, sarà stata poco elegante e non proprio simpaticissima, mamma Williams, a definire "noiosa" la finale ma come darle torto? Soprattutto dal punto di vista degli americani che, invece di schierare un team irresistibile, si ritrovavano con una nazionale debolissima. Perché, bisogna ammetterlo, senza le Sisters, la squadra statunitense è davvero poco cosa. E nessuna analisi seria può prescindere da tale considerazione.
Detto questo, l'assenza delle sorelle più famose del circuito non sminuisce i meriti del nostro team che ha costruito una lunga serie di successi grazie al talento e alla tenacia di un gruppo straordinario. Alla quarta finale negli ultimi cinque anni, le azzurre si presentavano da grandi favorite contro una squadra la cui prima giocatrice (la non irresistibile Bethanie Mattek-Sands)non era mai andata oltre il 37esimo posto in classifica e, all'appuntamento, arrivava da 58esima tennista del mondo. Le nostre, insomma, dovevano vincere e l'hanno fatto. In fondo, lo sport non è solo una collezione di imprese impossibili ma anche di obiettivi che vengono centrati giorno dopo giorno.