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Riscatto record per i pirati somali: 9,5 milioni di dollari. Beffata la flotta internazionale

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2010 alle ore 10:15.

I nuovi successi della pirateria somala riaprono il dibattito sull'efficacia dello sforzo navale messo in campo ormai da oltre due anni dalla comunità internazionale nell'Oceano Indiano. Una petroliera sudcoreana, la Samho Dream, è stata rilasciata il 6 novembre dai pirati somali dopo il pagamento di un riscatto di 9,5 milioni di dollari, un record assoluto per i predoni del mare somali che nello stesso giorno hanno incassato quasi 3 milioni di dollari per il rilascio del cargo Golden Blessing battente bandiera di Singapore.

La conferma del rilascio delle due navi e del pagamento dei lauti riscatti è giunta da Andrew Mwangura responsabile del programma di assistenza marittima dell'Africa Orientale con sede in Kenya (SAP.) Il denaro, ha riferito una fonte dal porto somalo di Hobyo alla France Presse, ''è stato lanciato con un elicottero" La Samho Dream era stata abbordata e sequestrata il 4 aprile nell'Oceano indiano mentre trasportava petrolio dall'Iraq agli Usa per un valore stimato di 170 milioni di dollari per conto di una compagnia sudcoreana.

I pirati avevano chiesto inizialmente un riscatto di 20 milioni di dollari minacciando di far esplodere la nave. Seul aveva risposto inviando nell'area un cacciatorpediniere che poi non è riuscito a individuare la petroliera oppure non è stato in grado di interveniure per non mettere a repentaglio la vita degli uomini dell'equipaggio. La Golden Blessing era stata invece catturata a fine giugno con una ventina di marinai cinesi a bordo.

Secondo i dati dell'International Maritime Bureau (Imb) resi noti il 18 ottobre scorso, nei primi 9 mesi del 2010 si è registrata una intensificazione degli attacchi dei pirati somali, responsabili del 44% dei 289 assalti pirateschi verificatisi in tutto il mondo e di ben 35 dei 39 sequestri di navi registrati da gennaio a settembre. L'IMB sottolinea che per sfuggire ai controlli militari i somali hanno ampliato il loro raggio d'azione, arrivando fino al Mar Rosso, dove hanno assaltato e catturato una nave a luglio, e anche la potenza di fuoco, a colpi di armi automatiche e lanciarazzi. Nelle loro mani, secondo la Bbc, restano 28 mercantili con oltre 400 marinai in ostaggio.

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Tags Correlati: Africa Orientale | Andrew Mwangura | Bbc | France Presse | International Maritime Bureau | Marina Militare | Nato | Oceano Indiano | Onu | Unione Europa

 

Secondo la stampa di Nairobi l'ultimo blitz risale a inizio novembre quando è stato catturato uno yacht con un numero imprecisato di persone a bordo tra le quali pare anche un bambino. I pirati hanno trasferito l'imbarcazione nel porticciolo di Barawe, nel sud della Somalia, dove pare che il proprietario dell'imbarcazione, cittadino sudafricano, sia stato ucciso per essersi rifiutato di scendere a terra.

Di fonte al rinnovarsi dell'offensiva dei pirati sembrano ben poco efficaci le sporadiche condanne dei tribunali di Kenya e Seychelles che hanno giudicato colpevoli complessivamente alcune decine di pirati ai quali sono state inflitte pene comprese tra i 5 e i 6 anni di carcere. Si tratta di fuorilegge catturati soprattutto dalle navi della missione militare dell'Unione Europa "Atalanta" arrestato 92 pirati 54 dei quali sono già stati processati e condannati) al cui fianco operano una flotta della Nato e navi da guerra messe in campo da una dozzina di altri Paesi.

Se le misure giuridiche risultano poco efficaci a stroncare un fenomeno che sta creando serie difficoltà al traffico internazionale nell'Oceano Indiano, l'impegno militare internazionale continua a registrare sporadici successi rivelandosi però non risolutivo. Le navi da guerra hanno impedito molti sequestri, scortano molte navi e pattuglino ampi tratti di mare ma non sono in grado di essere ovunque né di proteggere tutti i mercantili né tanto meno sono autorizzate a eliminare i pirati.

Le regole d'ingaggio morbide adottate da quasi tutte le navi (esclusi russi e indiani che impiegano metodi più disinvolti) creano situazioni bizzarre e imbarazzanti. Pirati presi prigionieri trattati con i guanti e spesso liberati per "mancanza di prove", barchini d'assalto allontanati dall'intervento di navi ed elicotteri ma quasi mai affondati a cannonate come pure consentirebbe il diritto internazionale. Infine nessuna forza militare ha finora osato attaccare le basi dei pirati sulla costa nonostante le Nazioni Unite abbiano autorizzato operazioni aeree, navali e terrestri sul territorio somalo.

La stessa Nato ammette la propria frustrazione per una missione inconcludente mentre gli armatori lamentano un atteggiamento troppo morbido nei confronti dei pirati da parte delle forze navali internazionali e sempre più spesso imbarcano guardie private a bordo dei mercantili. Non si tratta solo di uno smacco che umilia le più forti marine militari del mondo ma anche di uno sforzo finanziario considerevole (l'impiego di ognuna delle circa 25 navi schierate nell'Oceano Indiano ha un costo medio di oltre 100 mila euro al giorno pari a circa un miliardo di euro annui per combattere pirati che incassano dai riscatti circa 100/120 milioni d dollari all'anno.

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