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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2010 alle ore 06:38.
MILANO
Due frasi contestate di esponenti del governo, mille polemiche, centinaia di pagine di relazioni dotte e propositive, un messaggio del presidente della Repubblica, nessun annuncio di misure concrete, come lasciava intendere l'assenza del premier Silvio Berlusconi (spaventato da possibili contestazioni): è scarno di risultati, ricco di idee ma avvelenato da contrasti ideologici il bilancio della prima giornata della conferenza nazionale della famiglia, in corso a Milano. Così, è passata in secondo piano la richiesta forte del mondo cattolico (portata avanti dalle associazioni familiari, dai vescovi e persino da papa Benedetto XVI) di aiuti alla famiglia nella dura congiuntura economica attuale.
Eppure, si era partiti con il piede giusto. La bozza di piano da consegnare al governo per la trasformazione in proposta di legge (elaborata dall'Osservatorio diretto per la parte tecnico-scientifica da Pierpaolo Donati) contiene il primo tentativo di dare un quadro organico alle politiche sulla famiglia in Italia. Ed è imperniato sulla richiesta, che giunge forte dal Forum delle associazioni familiari, di un fisco più equo, commisurato al numero di componenti del nucleo. Un'istanza in discussione anche al tavolo della riforma fiscale e fatta propria dal governo, con l'iper-promesso quoziente familiare ora emendato nella versione denominata Fattore famiglia. Tant'è che il sottosegretario alle politiche familiari, Carlo Giovanardi, padrone di casa della conferenza, ha così sbottato fra gli applausi: «Il fisco amico della famiglia lo vogliono tutti, il governo, Fini, Casini, le opposizioni e le parti sociali; e allora trasformiamolo in realtà questo quoziente o fattore famiglia in discussione. Basta proclami».
Poi gli esponenti del governo, tranne Mara Carfagna (pari opportunità), si sono invischiati nella definizione di famiglia e nella restrizione delle politiche di aiuto e lì è montata, fuori dalla conferenza, l'ondata di polemiche. Due le frasi contestate. Giovanardi: «Le biotecnologie possono togliere ai figli il diritto di nascere all'interno di una comunità d'amore con una identità certa materna e paterna». Maurizio Sacconi, ministro del lavoro e delle politiche sociali (dopo analoga presa di posizione di Giovanardi): «Le politiche pubbliche si impegnano a garantire i diritti delle famiglie fondate sul matrimonio e votate alla procreazione». Innumerevoli le reazioni sdegnate di tutta l'opposizione e di buona parte della società civile laica: fra tutti, il senatore del Pd Ignazio Marino ha difeso le famiglie con figli nati dalla provetta ed Emma Bonino, in un sit-in in strada contro la conferenza, ha tuonato contro il limbo oscurantista in cui vive l'Italia, mentre Rosy Bindi in sala si dichiarava molto delusa e Franco Grillini ha parlato di trionfo dell'ipocrisia.