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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 08:09.
Il mondo nel 2050 sarà una grandissima città. La crescita esponenziale dell'urbanizzazione che ha caratterizzato il Novecento è destinata ad aumentare a un ritmo ancora più elevato nei prossimi decenni. Se nel 1900 solo il 10% della popolazione mondiale viveva nelle città, un secolo dopo il numero risulta quintuplicato, e nel 2050 la popolazione urbana raggiungerà il 70 per cento. Il rischio paventato dal professor Goldstone è che le nuove città diventino sempre più simili a quelle narrate da Dickens in versione XXI secolo: grandi agglomerati urbani con slam sempre più vasti e zone ricche sempre più isolate.
Per evitarlo bisogna pensare a un "nuovo urbanesimo" che faccia "pulizia" degli errori e degli eccessi del secolo passato. I pilastri, secondo l'architetto Luca Molinari, sono: il ritorno a un'architettura civile a misura d'uomo; più attenzione allo spazio pubblico, la rottamazione delle periferie, nanotecnologie al servizio dei cittadini. Lo spettro futuro della megalopoli sudamericana può essere arginato con grandi modelli di architettura sostenibile e con progetti "dal basso" frutto dei bisogni e delle visioni della comunità.