Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2010 alle ore 06:39.
CITTÀ DEL VATICANO - «Tutto quello che si fa per sostenere il matrimonio e la famiglia, per aiutare le persone bisognose, tutto ciò che accresce la grandezza dell'uomo, contribuisce alla grandezza della società. Nessuno sforzo è vano in questo senso». Ieri, parlando all'udienza generale nell'aula Nervi, Benedetto XVI è tornato sul tema della famiglia, strettamente collegato al viaggio in Spagna.
«Ho ricordato tutti coloro che soffrono, in particolare in questi momenti di serie difficoltà economiche. Ho tenuto presente in particolare i giovani, perché scoprano la bellezza, il valore, l'impegno del matrimonio in cui un uomo e una donna formano una famiglia, che con generosità accoglie la vita e la accompagna dal concepimento fino al suo termine naturale». E sempre ieri il Papa ha richiamato i cattolici ad un maggiore e più efficace impegno nella società, e quindi anche nella politica. «Approfondire sempre più la vita di fede, nel solco degli insegnamenti del Papa Leone XIII, la cui coraggiosa azione pastorale suscitò un provvido rinnovamento dell'impegno dei cattolici nella società».
E un richiamo all'impegno dei cattolici è venuto nuovamente dall'assemblea Cei, in corso da lunedì ad Assisi e che si concluderà oggi. Per il presidente della commissione per i problemi sociali, monsignor Giancarlo Maria Bregantini, tra Chiesa e politica si è aperta una nuova fase di rapporti, perché «di fronte a tanti problemi, come si fa a non avere voce?». Ma i vescovi – ha aggiunto – «non sono legati a questo o a quello, piuttosto alla carità e alla gente». Sempre Bregantini ha affermato che i vescovi potrebbero dare seguito alla proposta di un tavolo fra le parti per un piano di emergenza sull'occupazione lanciata lunedì dal cardinale Angelo Bagnasco all'assemblea, spingendosi fino a «ospitare» l'iniziativa: la questione sarà sottoposta al consiglio permanente del prossimo gennaio. Intanto ieri si è registrata una presa di posizione di Avvenire sullo spot a favore dell'eutanasia adottato in Italia dai radicali. Per il quotidiano della Cei «permettere che si pubblicizzi un reato attraverso i mezzi di comunicazione a noi pare inammissibile» si dice in un editoriale dove si afferma che l'iniziativa ha il «chiaro intento di provocare un caso» e di «azzardare la dimostrazione del trito teorema secondo il quale il paese sarebbe più avanti del Palazzo (e della Chiesa, manco a dirlo) nell'esigere la codificazione di nuove libertà».