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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 16:03.
Con una medaglia d'oro al collo, quella di Vancouver su cui pochi avrebbero scommesso, è lui il capitano dello slalom azzurro. Il difficile però arriva adesso: Giuliano Razzoli deve dimostrare di essere salito sul gradino più alto del podio olimpico non per caso, ma perché davvero è il più forte tra i pali stretti. L'anno scorso centrò la prima e unica vittoria in Coppa del mondo a Zagabria; poi un terzo posto a Kitzbuehel, piazzamenti e cadute fino al trionfo in Canada. Moltissimi atleti conquistano la gloria per un giorno senza ripetersi: il 25enne Razzo emiliano smentirà questo destino da meteora? La prima occasione sarà per domenica a Levi, il primo dei dieci slalom del tabellone 2010-2011. C'è solo un podio italiano sulla pista finlandese, con Giorgio Rocca nel 2006.
L'emiliano davanti a tutti?
Intanto Razzoli è passato davanti a Manfred Moelgg, che dopo la stagione magica del 2008 (coppetta di slalom) si è inceppato, lasciando spazio alle prodezze del più giovane compagno di squadra. Chissà se le gerarchie rimarranno queste; certo è che Razzoli ha una bella responsabilità sulle spalle. Anche se, come ha raccontato l'azzurro al Sole24ore.com durante gli ultimi allenamenti a Madesimo, «ho sentito di più la pressione tra la prima e la seconda manche delle Olimpiadi. Ora sono tranquillo. L'oro di Vancouver è una grandissima soddisfazione personale ma ho voglia di ripetermi». Perché oltre ai dieci slalom, a febbraio ci sarà l'appuntamento iridato a Garmisch. «I Mondiali sono importanti ma non come le Olimpiadi», continua Razzoli. «Bisogna tenere una porta aperta sulla Coppa del mondo e puntare a entrambi gli obiettivi».
Il punto critico, per l'emiliano come per gli altri azzurri, è la continuità. Non basta lottare per il podio in qualche gara o sciare al massimo in una sola manche. Bisogna rimanere lucidi e concentrati per parecchi mesi. «Lo slalom è sempre un'incognita», spiega Razzoli, «perché non bisogna mai farsi male, non commettere errori. Deve andare tutto per il verso giusto». Ma com'è la condizione per Levi? «Ho recuperato da un piccolo infortunio (al polso durante gli allenamenti estivi in Argentina, ndr) perdendo qualche giorno d'allenamento. Ho ripreso da poco a sciare tra i pali alti, prima potevo scendere solo tra quelli bassi per evitare contatti con la mano. Levi è un punto interrogativo ma spero di partire nel migliore dei modi».