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Conti: Ue isolata sulle emissioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 06:36.


SEUL. Dal nostro inviato
«Le maggiori imprese energetiche del mondo e i rispettivi governi, anche quelli che non hanno sottoscritto il protocollo di Kyoto o che non hanno tetti alla produzione di CO2, intendono proseguire sulla strada della riduzione dell'impatto ambientale nella produzione di energia elettrica. Ma pensare che questo possa avvenire nel contesto di un quadro regolatorio comune a livello globale, come il cap and trade (lo scambio dei diritti di emissione, ndr) adottato dall'Europa, ormai appare poco verosimile». A parlare è Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, che ieri ha preso parte a un G-20 parallelo (o B-20 - quello del mondo del business), organizzato per la prima volta in questa edizione del summit dei capi di stato, ma destinato a diventare un appuntamento stabile. Si sono ritrovati così a Seul cento capi azienda dei maggiori gruppi mondiali nel settore bancario, finanziario e dell'energia: assieme a Enel solo un'altra azienda italiana, l'Eni, rappresentata dal presidente Roberto Poli.
Nella tavola rotonda a 25 sullo sviluppo sostenibile cui ha preso parte Conti c'erano anche Gerard Méstrallet, ceo di Gdf-Suez, i numeri uno di Edf, AcelorMittal, Samsung, Total, Repsol e così via. «Il B-20 - dice Conti - sarà la sede in cui industriali, banchieri e businessman potranno formulare proposte o indicazioni basate sull'esperienza concreta da fornire ai leader mondiali». Il messaggio del mondo dell'energia elettrica? «L'impegno a proseguire lo sviluppo nel rispetto dell'ambiente. Questo - chiosa Conti - vuol dire continuare a investire nelle energie rinnovabili: un impegno che ha confermato il leader spagnolo Luis Josè Zapatero, ma penso sia la linea anche del leader messicano Felipe Calderon», entrambi presenti alla tavola rotonda. Al tempo stesso il manager sembra veicolare un richiamo a un maggiore realismo. «Il problema che vedo oggi è che in carenza di un mercato globale della CO2, diventa più difficile per l'Europa, che ha adottato il sistema cap and trade, continuare a mantenere da sola l'obbligo di ridurre significativamente le emissioni (l'impegno è di tagliare del 20% le emissioni, aumentare del 20% l'energia rinnovabile e l'efficienza energetica entro il 2020, ndr). In un contesto in cui Usa, Cina, Brasile e altri grandi paesi sono assenti dal mercato sarebbe molto svantaggioso per l'Europa proseguire da sola».

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Tags Correlati: Enel | Eni | Europa | Felipe Calderon | Fulvio Conti | Gerard Méstrallet | Guardia di Finanza | Luis Josè Zapatero | Management | Repsol | Roberto Poli | Samsung Informatica | Shell Italia | Total

 

Sarebbe dunque auspicabile una modifica del target 20-20-20 entro il 2020? «Ci vorrebbero tempi più lunghi», risponde Conti: «Se non si rivedono gli obiettivi, bisogna essere consapevoli del fatto che saranno i consumatori europei a dover pagare più cara l'energia perchè cambiare le tecnologie è costoso».
Durante il B-20, Poli (Eni) ha lanciato una proposta, sostenuta da Shell, per istituire a latere del G-20 un tavolo di cooperazione internazionale tra i player chiave del settore energetico, le compagnie internazionali e quelle dei paesi produttori, le autorità di regolamentazione e i governi al fine di ridurre l'instabilità del mercato petrolifero alla luce del fatto che nei prossimi anni aumenterà la domanda energetica che, ha detto Poli. Sempre ieri Enel ha firmato con l'omologa coreana Kepco un accordo per sviluppare insieme le tecnologie per le reti intelligenti e la cattura della CO2. In virtù dell'accordo la società italiana avrà anche accesso a una nuova tecnologia nucleare: l'Ap1400 implementata dai coreani.
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