Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 08:45.
L'ultima modifica è del 12 novembre 2010 alle ore 06:39.
L'Iraq, scrive il quotidiano di Beirut al Nahar, si è trasformato in un nuovo Libano: incapace di costituire un governo in assenza di una decisione proveniente dall'estero. I retroscena sembrano confermarlo. Il viaggio di al-Maliki a Teheran, dove ha incontrato la Guida Suprema Khamenei e il presidente Ahmadinejad, è stato decisivo per ottenere il sostegno dei suoi padrini politici che hanno organizzato a Qom un faccia a faccia con Muqtada Sadr convincendo il giovane e influente mullah iracheno a dare il suo via libera.
La coalizione sciita, perno del nuovo governo, è stata fatta tra Teheran e i 120 chilometri di deserto che dividono la capitale e il Vaticano degli ayatollah. Ahmadinejad intanto aveva ottenuto l'assenso del presidente siriano Assad su una candidatura che aveva già ricevuto la benedizione del leader libanese degli Hezbollah Hassan Nasrallah.
Alla triangolazione Iran-Siria-Libano si è aggiunto un altro tassello importante: la Turchia. Ankara ha sostenuto al-Maliki perché Teheran è un partner di prima grandezza, al punto da proporre Istanbul come sede del negoziato nucleare. Non solo: dagli iraniani e da Maliki i turchi hanno ottenuto l'impegno a tenere sotto controllo i curdi del Pkk. La Turchia non trascura neppure gli aspetti economici: l'interscambio con Teheran ormai ha superato quello con Washington. Forse è azzardato parlare di un asse Iran-Turchia ma si è avuta un'altra conferma della nuova proiezione regionale di Ankara tra Europa e grande Medio Oriente.
Sembrano questi i vincitori della partita irachena con la nascita di un nuovo Libano nel cuore petrolifero della Mesopotamia, anche se la riconferma di Maliki non è del tutto una sconfitta per gli Stati Uniti e appare piuttosto una soluzione di compromesso. L'aspetto più evidente della libanizzazione è stato l'estenuante negoziato di otto mesi durante i quali i due rivali, Maliki e Allawi, hanno peregrinato in continuazione tra le capitali confinanti chiedendo aiuto, consiglio e ascoltando da ogni "padrino" quali erano le sue condizioni sulla spartizione dei posti e quali relazioni il nuovo esecutivo doveva intrattenere con l'estero.