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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 06:41.
Con la prima puntata di «Vieni via con me», il programma di Raitre con Fabio Fazio e Roberto Saviano, è andato in scena il «perfetto presepe della sinistra politicamente corretta», la «versione televisiva delle figurine Panini veltroniane» con «eccessi di retorica» come «antipasto del governo di unità nazionale». La demolizione dell'esordio televisivo dell'autore di Gomorra è comparsa ieri un po' a sorpresa sulla prima pagina del Fatto quotidiano a firma di Marco Travaglio («Caro Roberto, datti una spettinata»). Il giornalista precisa che la sua critica «investe non tanto Saviano, quanto i suoi autori» ma il risultato è lo stesso: «Roberto – scrive Travaglio – potrebbe convenire con noi che molti, da uno come lui, si aspettavano qualcosa in più». Al programma viene rimproverato di aver rinviato «ad altra data i temi più scottanti»: mafia e Stato, trattative sulle stragi, monnezza e politica camorrista, casi Dell'Utri, Cuffaro, Schifani. Si è invece deciso di parlare di Giovanni Falcone: «Non c'era bisogno di scomodare» Saviano per dire che «Falcone era un uomo giusto e per questo fu vilipeso in vita e beatificato post mortem: tutte cose ampiamente risapute». Da Saviano, incalza Travaglio, «ci si attende che parli dei vivi, non dei morti già santificati: cioè di quei personaggi (magistrati, ma non solo) che oggi rappresentano una pietra d'inciampo per il regime e proprio per questo, come Falcone, vengono boicottati, screditati e infangati appena osano sfiorare certi santuari».
Per Travaglio non solo si è parlato degli argomenti sbagliati ma anche quelli affrontati sono stati trattati in modo fuorviante: «Per una malintesa par condicio, ecco l'assurdo parallelo tra la "fabbrica del fango" dei corvi anti-Falcone e chi, magari sbagliando ma mettendoci la faccia, criticò il giudice poi morto ammazzato». Il fatto che Falcone «sia un martire cristallino della lotta alla mafia – sottolinea Travaglio – non significa che non abbia mai sbagliato in vita sua. Il suo primo progetto di Superprocura (assoggettata al governo) disegnato con Martelli suscitò la rivolta di centinaia di magistrati, Borsellino compreso». In attesa della seconda puntata resta un avvertimento: «Il conformismo "de sinistra" che pettina tutti allo stesso modo ha sbaragliato il conformismo berlusconiano del Grande Fratello. Ma c'è da dubitare che sia quello l'antidoto al berlusconismo».