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Pd e Fli vogliono ripristinare lo sgravio del 55% sulle case

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 06:38.

I finiani chiedono con forza al governo di fare marcia indietro sulla mancata proroga delle detrazioni fiscali del 55% per il risparmio energetico negli edifici, misura in scadenza a fine anno e non inserita nel maxi-emendamento alla legge di stabilità. E non sembrano accontentarsi della promessa del governo di inserire la misura nel decreto legge milleproroghe previsto per dicembre, ipotesi confermata ieri in serata dal viceministro all'Economia, Giuseppe Vegas.

I finiani spingono per un inserimento immediato nella legge di stabilità: la proroga del 55% è una delle misure prioritarie del pacchetto di sub-emendamenti presentato ieri dal gruppo di Fli al maxi-emendamento governativo, con una quantificazione di minori entrate per 400 milioni. Una proposta su cui potrebbero convergere il Pd, che ha presentato un analogo emendamento, e gli altri gruppi di opposizione.

«La cancellazione del bonus del 55% – ha sottolineato il vicecapogruppo alla Camera di Futuro e Libertà, Benedetto Della Vedova – è una scelta sbagliata. I benefici in termini di vitalità del settore edilizio e di effetti in termini di risparmio energetico dovrebbero suggerire di non abbandonare una misura che ha dato buona prova in tutti questi anni. Ci auguriamo che nelle prossime ore il governo riconsideri la decisione». Ha rincarato la dose Nino Lo Presti, capogruppo di Fli in commissione bilancio alla Camera: «Compiremo ogni azione perchè la misura passi».

Le domande delle famiglie per le detrazioni del 55 per cento erano state (elaborazioni Cresme su dati Enea) 106mila nel 2007, primo anno di applicazione, per un valore degli interventi di 1,453 miliardi. Nel 2008 il boom, con 248mila domande e un valore di 3,5 miliardi. Poi una stabilizzazione: 239mila domande nel 2009, per 2,95 miliardi, e una stima di 250mila nel 2010, per 3,2 miliardi.

Con tre miliardi medi di interventi l'anno, dunque, la misura è finora costata allo Stato, in via diretta, circa 1,65 miliardi all'anno di minor gettito Irpef (il 55 per cento), anche se spalmato in più anni (fino a un massimo di dieci). L'effetto di spinta al mercato è stato della metà del valore degli interventi, almeno stando a un sondaggio Cresme in cui emerge che il 48 per cento delle famiglie che hanno beneficiato della detrazione non avrebbero effettuato gli interventi in assenza dell'eco-bonus. Su tre miliardi, circa 1,4 miliardi sarebbe frutto della “spinta” del 55 per cento.

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Tags Correlati: Ambiente | Benedetto Della Vedova | Camera dei deputati | Cresme | Giuseppe Vegas | Lorenzo Bellicini | Nino Lo Presti | Pd | PDL

 

Il Cresme ha stimato che nel periodo 2010-2020, con i soli interventi richiesti nel 2007-2010, le uscite per lo Stato saranno di 7,26 miliardi, di cui l'81% per mancato gettito Irpef e il 19% per minore imposte dovute al risparmio energetico, mentre si registreranno maggiori entrate per 5,52 miliardi legate ai maggiori interventi stimolati. Il saldo sarebbe negativo per 1,74 miliardi, 174 milioni l'anno. «Tuttavia – spiegano al Cresme – l'ipotesi di proroga che avevamo suggerito nel Rapporto Saienergia di ottobre, differenziare cioè le aliquote tra le varie tipologie di interventi, premiando quelli con più risparmio energetico, e con controlli più rigorosi sui tetti di spesa per unità di misura, avrebbe comportato un saldo zero per le casse dello Stato».

Circa l'impatto sul settore dell'edilizia, il direttore tecnico del Cresme, Lorenzo Bellicini, spiega che «sulle previsioni 2011 abbiamo già calcolato un 55% depotenziato, ma certo la mancata proroga potrebbe costare qualche decimale di crescita alle costruzioni». Questo a fronte di un settore previsto nel 2011 in debolissima uscita dalla recessione, con il +0,9% in valori reali dopo il 20% perso nei quattro anni precedenti.

È invece sfumata ieri, dichiarata inammissibile dalla commissione bilancio, la norma del maxi-emendamento che puntava a stabilizzare l'applicazione della Scia (segnalazione certificata di inizio attività) in edilizia, e ne abbassava a 30 giorni il termine per i controlli del Comune.

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