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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2010 alle ore 15:57.
LONDRA - «Sally era con te, Vera?». «Certo. Questa, invece, è Rose. Sì, quella lì, quella dietro a tutte noi. E lavorava di fianco a te, Sheila». «No, Gwenn, ti sbagli non con me...».
Metti un mattino, un tè con tre anziane signore. Sheila, Vera e Gwenn, scrutano vecchie fotografie sedute al pub Lord Denman, estrema periferia occidentale di Londra. East End vero, quello dove la parlata cockney muta di tono con il ricambio delle pinte di birra che già di buon ora arredano i tavoli e accendono il discettare su salari e disoccupazione, sussidi e posti di lavoro. East End vero, dicevamo, via dal mimetismo di Kensington, Chelsea, Notting Hill. Lontani dal profondo ovest, ai confini metropolitani, a Dagenham, dove la Ford fece la storia della manifattura britannica e 187 donne fecero la storia della Ford.
Sheila, Vera, Gwenn e altre 184 signore che ora non ci sono più, o sono troppo distratte dai nipoti, o hanno semplicemente seppellito, con l'età, l'epopea di loro stesse, scrissero un capitolo di storia celebrato da un film che mobilita Londra. Racconta di una protesta che ha cambiato le relazioni industriali e rivoluzionato quelle del vivere civile, avvenuta quando i Beatles erano già celeberrimi, il '68 accendeva Parigi, l'uomo sbarcava sulla Luna e le donne, nelle fabbriche di un Regno che era già di Elisabetta, erano pagate meno degli uomini.
«We want sex» si leggeva sugli striscioni davanti a Westminster. «We want sex» è il titolo del film nella versione italiana, «Made in Dagenham» è quello della pellicola distribuita in Gran Bretagna. «Non avevamo aperto bene il cartellone e la parola equality non si leggeva. Volevamo sex equality. Oddio, magari anche sex». Vera, i capelli corti, piglio da ottantenne battagliera, ride di sé stessa per quella battutaccia che trascina, nello scherzo, anche Gwenn, ordinata nella permanente pepe e sale, e che scuote Sheila, la più giovane con le sue 74 primavere. Autunni, si direbbe, a guardar fuori dai vetri bagnati del Lord Denman. «A Roma è meglio», aggiunge ammiccando. Il termometro meno ostile eccita Sheila, in vista del debutto nelle sale italiane, in dicembre, di un film (presentato al festival romano) che ha reso omaggio a una storia dimenticata. Quella dell'emancipazione salariale delle donne nella fabbriche inglesi. Emancipazione caduta dal cielo per una strana congiuntura fatta di sindacati afflitti da un machismo duro a morire, datori di lavoro riluttanti, una signora ministro e 187 signore operaie che volevano guadagnare di più.