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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2010 alle ore 06:40.
ROMA.
L'epicentro è a Roma, in via del Plebiscito, al quinto piano di Palazzo Grazioli. Lo stesso che ospita, al secondo piano, la residenza di Silvio Berlusconi. Da qui si dirama Reti, il gruppo di pubbliche relazioni creato da Claudio Velardi, ex consigliere di Massimo D'Alema a Palazzo Chigi, insieme a Massimo Micucci e Antonio Napoli.
Un terzetto ben affiatato, quasi sempre di buon umore. Napoli ha comprato una fattoria con maneggio in Umbria, Velardi, che alle ultime regionali ha curato la campagna della berlusconiana Renata Polverini, ha cambiato la casa delle vacanze da Anacapri a Stromboli, ma a Reti c'è aria di crisi. I conti sono in rosso, il fatturato diminuisce e i debiti aumentano, diminuiscono i collaboratori, l'ufficio di Milano è stato ridimensionato, la Sherpa tv chiusa due anni fa.
Non è disponibile un bilancio consolidato del gruppo. L'aggregato dei conti 2009 delle otto società italiane, tre delle quali in liquidazione, mostra debiti complessivi lordi per oltre 20 milioni di euro, di cui quasi 8 verso fornitori. Al vertice c'è Wi-Fi Holding Sa, con sede in Lussemburgo, proprietaria dell'89% di Reti Spa. L'identità dei soci della holding lussemburghese è schermata, l'amministratore delegato è Antonio Napoli, che è anche a.d. di Reti. Si ritiene che i soci di controllo siano Napoli, Micucci e Velardi, affiancati da qualche imprenditore. Il residuo 11% di Reti è intestato a Leonardo Iacovelli, Luigi Manganelli, Francesco Riccio, Marco Zedda e lo spagnolo Alfonso Juan Lopez Sanchez. È uscita dal libro soci Irene Pivetti, ex presidente della Camera. Velardi nel 2006 ha comprato il 60% della Sircana & Partners, società di comunicazione che apparteneva a Silvio Sircana, allora portavoce di Romano Prodi presidente del Consiglio. Il 40% era rimasto alla moglie di Sircana, che l'ha ceduto al gruppo Wi-Fi nel maggio 2009. Ribattezzata Reti Media Affairs Srl, la società nel 2009 ha visto crollare i ricavi da 897mila a 194.487 euro e ha chiuso il bilancio con una perdita netta di 390.961 e un patrimonio netto negativo per 368.417. Il 29 luglio scorso Media Affairs è stata messa in liquidazione. La sede trasferita in provincia di Avellino, a Sant'Angelo a Scala. Il liquidatore è l'avellinese Sergio Cesa, del quale la banca dati Cerved segnala che è finito nel bollettino dei protesti nel 2006 per un assegno scoperto da 4.600 euro. Inoltre è amministratore, liquidatore o socio di numerose società fallite.