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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2010 alle ore 06:38.
Nel 1993 Elizabeth Kolberth scrisse sul New York Times Magazine che il destino di Tina Brown era nascosto nell'anagramma del suo nome: «borna ta win», nata per vincere. Un articolo che resta profetico per la giornalista inglese diventata famosa nel mondo editoriale grazie alla capacità di trasformare fogli di carta in riviste di culto.
Per la sua ultima sfida, sancita ieri da un «brindisi con una tazzona di caffè», SuperTina si farà aiutare dal Daily Beast, il sito da 5 milioni di lettori al mese che ha lanciato nel novembre del 2008.
L'obiettivo è resuscitare il malandato Newsweek, oggi di proprietà del magnate 91enne Sidney Harman (che l'ha rilevato per un dollaro lo scorso anno), e di cui Brown diventerà direttore senza perdere la sua "creatura".
Nella Newsweek Daily Beast Company, posseduta al cinquanta per cento da Harman e da Barry Diller (principale finanziatore del Beast), convivranno, infatti, il magazine settimanale e il sito 24 hours. «Vedo l'unione tra le due testate come un matrimonio tra la profondità giornalistica di Newsweek e la versatilità che è riuscita a portare su internet il Daily Beast: il metabolismo veloce del sito aiuterà la rinascita di Newsweek», ha scritto nel comunicato ufficiale la 57enne ex direttrice del New Yorker e di Vanity Fair, che ha ringraziato online il nuovo editore per la «curiosità culturale», ingrediente fondamentale «per avere successo nell'editoria».
Se il merito del Daily Beast è stato quello di dimostrare che si può fare buona informazione su Internet, la nuova operazione sarà un banco di prova per capire se, oltre al giornalismo, la rete può salvare anche i giornali. Noi restiamo fiduciosi in quel mantra: Borna ta win.