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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2010 alle ore 06:37.
La corsa dei tassi? Più che un problema per gli amanti del mutuo a tasso variabile, ha rappresentato un vantaggio per chi invece preferisce quelli a tasso fisso: che sono parametrati all'Irs, un indicatore che, complice le tensioni sui mercati dei titoli di stato, si è mosso in direzione opposta: scendendo. A differenza dell'euribor, cui sono legati i mutui a tasso variabile, che nelle ultime settimane è invece salito. Nel dettaglio: poniamo il caso di una famiglia che per necessità o per scelta abbia rinviato di tre mesi la stipula di un mutuo prima casa a 30 anni per 100 mila euro: chi avesse aspettato fino all'altro ieri si troverebbe con una rata inferiore di 45 euro al mese (31 euro in caso di durata ventennale), rispetto all'opzione di mercato presente nel luglio scorso. Parallelamente, la rata di un mutuo a tasso variabile della medesima durata, per lo stesso importo e spread, si sarebbe apprezzata di 15 euro (14 se a 20 anni). È quanto emerge da un'elaborazione di Mutuionline sulla base delle migliori offerte presenti sulla piattaforma web in questi ultimi tre mesi.
Un confronto che conferma il crescente interesse per il tasso fisso; con offerte vicine al 4 per cento, con un Eurirs a 20 anni attestato a quota 3,17%, che consentono all'industria finanziaria – di agganciare clientela con offerte competitive ma con uno spread (e quindi il proprio mark up) sostanzialmente invariato rispetto agli anni passati. Se è vero che il differenziale tra fisso e variabile si è molto ridotto, è pur vero che in ogni caso il primo costa sempre più del secondo. Quanto? nella medesima elaborazione, un mutuo a 20 anni per 100mila euro prevede una rata di 508 euro al mese contro i 605 del fisso. Ergo: per dormire sonni tranquilli occorre sborsare con 100 euro in più al mese. È tanto o è poco? Ciascuno provi a dare una risposta al quesito. La cifra è la medesima per un mutuo di durata trentennale, ma impatta percentualmente in modo differente: 377 euro contro 477 euro, ossia: il costo della protezione dal rischio di un'impennata degli indicatori di mercato corrisponde a versare il 26,5% in più ogni mese.