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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2010 alle ore 20:51.
Una squadra in assetto di battaglia per riconquistare l'Eliseo nel 2012. Una squadra di fedelissimi, con il baricentro spostato a destra. Ecco il senso del rimpasto governativo deciso dal presidente francese Nicolas Sarkozy.
Nel nuovo esecutivo, guidato da François Fillon che succede a se stesso, entrano due pesi massimi dell'anima gollista dell'Ump: Alain Juppé, ex premier e attuale sindaco di Bordeaux (incarico che manterrà), alla Difesa e soprattutto l'ex segretario del partito Xavier Bertrand, con un superministero che raggruppa Lavoro e Sanità. Michéle Alliot-Marie, altro personaggio di primo piano dell'Ump, passa dalla Giustizia agli Esteri, al posto dell'ex socialista Bernard Kouchner. Il duro Brice Hortefeux resta agli Interni.
Se a questo si aggiunge la nomina alla guida del partito del mastino Jean-François Copé, il quadro è completo.
Certo non sarà facile far capire ai francesi in cosa consiste il grande cambiamento che era stato promesso. Ci proverà lo stesso Sarkozy nell'annunciato discorso in diretta tv di martedì.
Dopo mesi di annunci, attese, tentennamenti e cambi di rotta (un'impronta più sociale o no, pausa nelle riforme o no) finalmente il disegno è invece abbastanza chiaro. Sono finiti i tempi dell'apertura a sinistra e alla società civile. Del dialogo, del confronto, anche delle voci dissonanti. La nomina di questo governo segna l'inizio della campagna presidenziale. E in campagna bisogna poter contare su un gruppo omogeneo e compatto.
In questa logica si inserisce anche lo psicodramma dei centristi, che nel 2002 sono confluiti appunto nell'Ump – ovviamente in posizione minoritaria - insieme al partito gollista Rpr.
I due maggiori rappresentanti della famiglia centrista escono dal governo: Jean-Louis Borloo, che ha rifiutato il Quai d'Orsay, perché non ha potuto digerire la sconfitta nella corsa alla guida del nuovo esecutivo e Hervé Morin perché ha dovuto far posto a Juppé. Al loro posto, per cercare di spegnere sul nascere pericolose polemiche, entrano Michel Mercier, alla Giustizia, e Maurice Leroy in posizione più marginale. Ma la perdita di peso è evidente. E questa potrebbe essere una spina nel fianco di Sarkozy.
Il presidente esce apparentemente indebolito da questa operazione. Perché l'opinione pubblica ha l'impressione che si sia fatto tanto rumore per nulla e perché, ai minimi storici nei sondaggi di popolarità, ammette di aver bisogno di tutti i suoi moschettieri per cercare di risalire la china.
Fillon esce invece rafforzato. Dato per uscente fino a una decina di giorni fa è riuscito a ribaltare la situazione e dimostrarsi insostituibile.
Nessun cambiamento, infine, a Bercy, con Christine Lagarde all'Economia e François Baroni al Bilancio.