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Roubini: l'Irlanda accelera il piano europeo di default (Ft)

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2010 alle ore 17:00.

Sul Sole 24 Ore in edicola domani la versione integrale dell'articolo

«Le difficoltà irlandesi dovrebbero accelerare il piano default dell'Europa»:così il Financial Times titola un articolo dell'economista Nouriel Roubini,che invita l'Ue ad andare oltre i pacchetti di salvataggio temporanei e a valutare la ristrutturazione del debito attraverso offerte di scambio prima del default.

«Mentre l'Unione europea cerca di costringerlo ad accettare un pacchetto di aiuti, il governo irlandese si avvicina al momento in cui non riuscirà a vendere il suo debito sul mercato aperto, una sorte già toccata alla Grecia in primavera», scrive Roubini. «Anche gli spread dei bond in Spagna, Italia e Portogallo salgono» e il ministro delle Finanze portoghese avverte che anche il suo paese potrebbe dovere accettare un piano di salvataggio.

Nel breve termine, prosegue l'economista, l'Ue si barcamenerà con un salvataggio temporaneo per l'Irlanda, così come ha fatto per la Grecia. Probabilmente, a suo parere, farà lo stesso con il Portogallo. Ma all'Ue – osserva l'economista - è finalmente venuto in mente che mettere sui bilanci pubblici le perdite delle banche private «potrebbe lasciare anche i governi insolventi».

Roubini sottolinea che l'Irlanda, così come la Grecia, sono sulla strada dell'insolvenza. Il deficit sarà del 30% del Pil alla fine dell'anno. A quel punto, il debito pubblico irlandese sarà del 100% del Pil e nei prossimi due anni arriverà al 120%, se non di più. «Ci sarà quindi presto bisogno di una ristrutturazione del debito pubblico, al di là dei dettagli di qualsiasi pacchetto di salvataggio temporaneo. L'interrogativo importante di fronte ai policy maker Ue è: come dovrebbe essere condotta questa ristrutturazione?».

Fino a questo momento, afferma Roubini, l'Ue ha giustificato i finanziamenti d'emergenza basandosi sul fatto che non dispone di un meccanismo legale formale per ristrutturare il debito. Una procedura all'esame dell'Ue, detta "bail-in", comporterebbe che i detentori di titoli del debito pubblico del settore privato assumano perdite prima che intervengano ulteriori salvataggi del governo. La crisi del debito irlandese, nota l'economista, è scoppiata proprio quando sembrava che fosse stato raggiunto un accordo di massima sulla necessità di introdurre un meccanismo formale per la ristrutturazione dei debiti sovrani.

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Secondo Roubini, la ristrutturazione può avvenire utilizzando il tradizionale strumento dell'offerta di scambio di bond, in cui il debito sovrano è scambiato con altri asset. «Le offerte di scambio attuate prima di un default formale sono state usate per uscire da recenti crisi del debito in Pakistan, Ucraina, Uruguay e Repubblica Dominicana. Anche Argentina, Russia ed Ecuador hanno usato questa tecnica, anche se hanno aspettato dopo il default prima di fare la loro offerta». L'economista esorta l'Ue a studiare questi esempi. «Se lo facesse, vedrebbe che un meccanismo legale formale semplicemente non è necessario per attuare la ristrutturazione ordinata che l'Europa deve presto introdurre».

Roubini ritiene che molti problemi potrebbero essere evitati se un membro dell'eurozona in difficoltà facesse preventivamente un'offerta di scambio pre-default. A suo parere, ciò ridurrebbe il rischio di contagio sistemico: il default formale sarebbe evitato e le perdite delle istituzioni finanziarie che detengono grandi quantità di debito sovrano potrebbero essere rinviate.

L'attuale dibattito su un meccanismo europeo di ristrutturazione del debito sovrano è quindi, secondo Roubini, una falsa pista. La ragione per cui l'Ue finora ha deciso di fornire finanziamenti d'emergenza a Grecia e Irlanda «non è perché manca di un meccanismo legale formale per la ristrutturazione ordinata; ma piuttosto a causa delle sue preoccupazioni per il contagio sistemico», sostiene l'economista. «Ma una ristrutturazione ordinata attraverso offerte di scambio è il modo migliore per ridurre il rischio. Prima l'Ue lo ammetterà, prima l'Europa potrà rimettere in ordine le sue finanze», conclude.

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