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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 06:39.
Il pensiero di Roberto Saviano, nel denunciare che le cosche cercano di dialogare con la Lega Nord è andato all'inchiesta "Il Crimine", scivolata il 13 luglio 2010 sull'asse Milano-Reggio Calabria e nella quale furono arrestate oltre 300 persone. Nelle carte è rimasto impigliato anche il nome di Angelo Ciocca, 34enne esponente di spicco della Lega Nord lombarda, fatto volare con 18.910 voti nel consiglio regionale. I magistrati lo fotografano mentre parla con Pino Neri, arrestato nell'inchiesta e supposto boss di 'ndrangheta in Lombardia.
Ciocca, che non è indagato, ricostruirà per la prima volta questo incontro ravvicinato, nel corso del consiglio comunale di San Genesio ed Uniti, comune pavese di cui è consigliere. «Quando mi è stata presentata questa persona, il 26 di giugno, mi è stato detto "ti presento l'avvocato Pino Neri" – affermò Ciocca in consiglio – e per me era uno dei tanti avvocati... Io non lo conoscevo. Non penso di avere una colpa se parlo o incontro una persona. Ne incontro tante e parlo con tante persone. Le colpe vi sono se, con determinate persone, fai degli sporchi affari». Affermazioni sostanzialmente ribadite anche ieri dal consigliere leghista che si riserva di querelare Saviano.
Ciocca respinge ogni possibilità che su di lui possano essere mai piovuti i voti raccolti dagli uomini di Neri ma a Ponte di Legno, il 15 agosto, Umberto Bossi nel dubbio lo congela con queste parole: «Lo abbiamo messo da parte, nel senso che non fa strada. Non è che lo facciamo diventare assessore. Lui ha preso troppi voti. E io l'ho frenato. La magistratura faccia il suo corso. Ma non sono così carogna da buttar fuori uno, sarebbe come una condanna a morte. Se lo butto fuori automaticamente la magistratura avrebbe le mani libere. Se lo butto fuori viene condannato anche se è innocente».
Il pensiero di Saviano, però, sarà andato anche al decreto con il quale la Procura antimafia di Palermo il 21 marzo 2010 archiviò la posizione di Licio Gelli e altre 13 persone indagate per essere stati gli artefici di una strategia della tensione che portò alle stragi di mafia degli anni Novanta.
Il pensiero sarà andato a quegli atti perché Saviano ha ricordato la provocazione di Gianfranco Miglio che avrebbe voluto costituzionalizzare le mafie. Ebbene quelle parole furono rilasciate dall'ex ideologo della Lega nel corso di un'intervista al Giornale il 20 marzo 1999, che fu acquisita agli atti della Procura che stava indagando anche sul matrimonio di intenti e di rapporti tra la Lega Nord e i movimenti separatisti e secessionisti nati freneticamente nel Sud. In quelle carte si trovano le dichiarazioni di Tullio Cannella, che ha operato per anni a fianco di Leoluca Bagarella nel periodo cruciale della stagione stragista del '93.