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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 06:36.
ROMA - Il 14 dicembre, più o meno nelle stesse ore in cui a Montecitorio e a palazzo Madama si voteranno le mozioni di sfiducia e fiducia al governo, a palazzo della Consulta comincerà l'udienza sul «legittimo impedimento», la legge che mette il premier al riparo dei suoi processi (Mills, Mediatrade, Mediaset diritti tv) fino al prossimo ottobre, e che avrebbe dovuto lasciare il passo al vero e proprio scudo immunitario (il Lodo Alfano, finito però su un binario morto).
Gli avvocati di Silvio Berlusconi - gli onorevoli Nicolò Ghedini e Piero Longo - dovranno quindi spostarsi da Camera e Senato alla Consulta per difendere la leggina insieme all'Avvocatura dello Stato. Ma da ambienti della maggioranza ieri sera è filtrata la voce che i due avvocati-parlamentari sono tentati dal chiedere alla Corte un rinvio per... «legittimo impedimento», perché impegnati nelle votazioni. La voce non è stata confermata né smentita dai diretti interessati, che dopo mesi e mesi trascorsi ad lambiccarsi su come far slittare la decisione della Consulta, ora vedono la soluzione quasi a portata di mano. Quasi. Perché a palazzo della Consulta non sono affatto turbati dalla coincidenza di date, e danno per scontata la conferma dell'udienza. Che, tutt'al più, potrebbe slittare al pomeriggio o a alla mattina dopo.
Il 14 dicembre «è un giorno pienissimo», fanno notare a palazzo della Consulta, ricordando che sarà la prima uscita pubblica del nuovo presidente (quasi certamente Ugo De Siervo), la cui elezione è fissata il 10 dicembre, dopo che la Cassazione avrà scelto chi mandare al posto dell'attuale presidente Francesco Amirante, in scadenza il 7. Dunque, sarà un'udienza di saluti al nuovo arrivato e, soprattutto, alla nuova guida dei giudici costituzionali: il che ritarderà l'inizio dei lavori, spostando la trattazione della causa sul «legittimo impedimento» al pomeriggio, se non alla mattina dopo. I due avvocati avranno quindi il tempo per votare prima.
Non è invece escluso che il verdetto possa slittare di qualche altro giorno o, addirittura, a dopo le feste natalizie. Così accadde, ad esempio, nel 2004, in occasione del Lodo Schifani e così potrebbe accadere se qualche giudice, ora, chiedesse di pensarci qualche giorno di più. Salvo ritrovarsi a dover decidere in una situazione diversa da quella esistente al momento della discussione, qualora a metà gennaio Berlusconi fosse sostituito da un altro presidente del Consiglio.