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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 19:30.
Sergio Chiamparino conferma: se ci saranno le primarie del Partito democratico si candiderà. Ma già lo scorso agosto lo aveva anticipato al Sole 24 Ore. E conta di vincere lo scontro con Nichi Vendola. E tra il governatore della Puglia e Bersani si augura che la spunti l'attuale segretario. «Voterei per lui, ma alla luce di quello che è successo a Milano sarei preoccupato». Il riferimento è a Giuliano Pisapia che nel capoluogo lombardo ha sconfitto Stefano Boeri, candidato sostenuto dal Pd, alle primarie. Di cui andrebbe «rimosso il vincolo statuario». Perché «più gente si riesce a coinvolgere meglio è».
Quello che ora servirebbe al Pd, dice Chiamparino «è uno come Tony Blair», insomma «ci vuole un laburista a capo di quello che fu il partito comunista». Potrebbe essere, dice, Matteo Renzi, ma anche lui stesso.
Quanto alla possibilità di elezioni anticipate Chiamparino non condivide la posizione di Walter Veltroni. Perché «esagera quando considera le elezioni anticipate come una specie di attentato al paese. Dare fiducia ai cittadini in una democrazia non mi sembra un attentato». In ogni caso «va bene il governo di responsabilità nazionale, ma piuttosto di governicchi che non diano certezze è meglio il ricorso al voto».
E Il dibattito nel Pd «non può essere se andare verso Vendola o verso Fini. Bisogna trovare un nostro profilo che obblighi Fini e Vendola ad interrogarsi loro su dove vogliano andare, perchè se continuiamo ad interrogarci noi, restiamo fermi, rimaniamo subalterni e alla fine il primo che fa un'Opa ce li porta via».