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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 06:36.
Potremmo vederla come la nuova arma nella guerra delle valute. O forse, più semplicemente, come una nuova strategia per conquistare consensi in patria. Sta di fatto che sui mercati finanziari alcuni osservatori ne sono convinti: la bufera sui debiti di Irlanda, Portogallo e di tutti i paesi del ClubMed europeo potrebbe essere stata volutamente fomentata dalla Germania per raggiungere due obiettivi. Uno: indebolire l'euro e rispondere alla svalutazione del dollaro causata dalla Federal Reserve Usa. Due: permettere al cancelliere Angela Merkel di riconquistare la presidenza del suo partito (la Cdu) e consensi in patria. Saranno malelingue, dietrologie, congetture. Forse non c'è dolo. Forse è solo casualità. O, come sostiene chi mal sopporta le dietrologie, la Germania ha solo sfruttato a suo vantaggio una crisi ormai conclamata in Irlanda. Sta di fatto che entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti: l'euro è calato del 6% dai massimi toccati a inizio novembre, la Merkel ha riconquistato la presidenza della Cdu.
La dietrologia nasce dal fatto che la bufera sui debiti sovrani si è acuita l'8 novembre scorso, quando il ministro delle Finanze tedesco Schäuble in un'intervista ha ribadito l'ipotesi di ristrutturare (parola gentile per dire default) i debiti degli stati in crisi. Ipotesi che già circolava da qualche giorno. Questo ha aumentato la speculazione e ha fatto salire i rendimenti dei titoli di stato dell'Irlanda, poi del Portogallo e di tanti altri paesi. Italia inclusa. Sebbene quello che dice Schäuble possa essere condivisibile, a colpire i dietrologi è il tempismo. Queste dichiarazioni sono infatti arrivate pochi giorni dopo l'avvio del cosiddetto quantitative easing della Federal Reserve (in sostanza il meccanismo con cui la Banca centrale Usa stampa moneta e svaluta il dollaro) e pochi giorni prima del congresso della Cdu.
È noto a tutti che la Germania sia il secondo paese esportatore al mondo dopo la Cina: la rivalutazione dell'euro, causata dalla politica monetaria iper-aggressiva della Fed, danneggia quindi in parte le imprese tedesche. E già questo potrebbe essere un buon motivo per reagire: cioè per gettare una "bomba" (e la crisi degli stati europei è perfetta) per deprezzare l'euro. Cosa poteva fare la Germania – si chiedono i dietrologi – per frenare la corsa dell'euro? Nulla, se non rinvigorire quei timori sugli stati più deboli che già la primavera scorsa avevano fatto sprofondare l'euro. Chi invece mal sopporta la dietrologia fa notare che le esportazioni tedesche sono al 40% verso l'area euro e all'80% comunque addebitate in euro. L'andamento della moneta unica – sostiene questo partito – non influenza più di tanto l'export tedesco. Dunque, secondo i non-dietrologi, nessun complotto.