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La Russia pronta a discutere lo scudo antimissile comune

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 10:08.

Il Consiglio Russia-Nato è nato nel maggio 2002. È un meccanismo unico di consultazione politica: vorrei fare qualche esempio che illustra come dal lavoro congiunto con l'Alleanza possano scaturire risultati tangibili. Sulla base del Piano d'azione del Consiglio Russia-Nato per la lotta al terrorismo, condividiamo informazioni ed esperienze nel campo della prevenzione e della reazione ad attacchi terroristici. Siamo impegnati nello sviluppo di sistemi di rilevazione di esplosivi a distanza, in grado di individuare la «cintura di un kamikaze», e organizziamo esercitazioni congiunte. Cooperiamo nella lotta alla pirateria al largo della Somalia. Stiamo completando la definizione di un sistema congiunto di scambio dati radar lungo il confine occidentale della Russia con i paesi Nato, contro la possibilità di attacchi terroristici.

Ci aiutiamo a vicenda in caso di alluvioni, incendi, disastri causati dall'uomo. Sviluppiamo legami tecnico-militari con i paesi Nato. L'applicazione di esperienze straniere più avanzate ci permette di migliorare l'efficienza del sistema russo di catalogazione dei prodotti, e di iniziare a lavorare per adeguare agli standard internazionali tecnologie prodotte in Russia ed esportate. Cooperiamo nel campo della ricerca e salvataggio di equipaggi di sottomarini. Non dimentichiamo l'assistenza generosa dei marinai britannici, che ci hanno aiutato nel salvataggio di un batiscafo russo in Estremo Oriente.
La Russia collabora in modo attivo con l'Isaf, l'International Security Assistance Force che opera in Afghanistan su mandato Onu. Forniamo opportunità di transito, cosa molto apprezzata dai nostri partner, dal momento che le altre vie sono divenute più costose e pericolose. Per noi è prioritario condurre insieme alla Nato una lotta più decisa alla produzione di droga in Afghanistan, una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Uno dei progetti più importanti che abbiamo avviato riguarda l'addestramento di specialisti anti-narcotici per l'Afghanistan, il Pakistan e i paesi dell'Asia centrale nel centro del ministero degli Interni di Domodedovo.
Le nostre università militari addestrano ufficiali dell'esercito afghano. Società russe lavorano in Afghanistan. Su tutti questi fronti siamo pronti a rafforzare la cooperazione con la Nato, perché siamo convinti che la nostra è una causa comune. Alla Russia preme assicurarsi che dopo il ritiro dell'Isaf, l'Afghanistan non diventi una fonte di destabilizzazione nella regione.

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Non deve stupire il fatto che su una serie di questioni internazionali non abbiamo opinioni identiche a quelle dell'Alleanza. Su alcune di queste le divergenze vanno alla radice, in altri casi gli ostacoli sono soltanto malintesi, in gran parte nati da informazioni difettose. Non vogliamo esagerarne l'importanza, né mettere le divergenze al di sopra delle questioni in cui i nostri interessi coincidono.
C'è ancora tanto lavoro davanti. Prendiamo per esempio la proposta del segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, la creazione di uno scudo anti-missile congiunto per l'Europa, con la partecipazione della Russia. Apprezziamo il desiderio di affrontare questo problema insieme, proprio perché abbiamo il nostro punto di vista sull'argomento. Siamo dunque pronti a esplorare seriamente l'idea di Rasmussen. Vogliamo capire l'architettura e le prospettive di sviluppo di questo ipotetico sistema di difesa missilistica che la Nato ha in mente; come e da chi potrà essere controllato, quali strutture si pensa di attivare.
In ogni caso, una partecipazione russa a un sistema europeo di difesa anti-missile è attuabile solo su una base di cooperazione paritaria, a ogni stadio. Dobbiamo avere la garanzia che la stabilità strategica non verrà stravolta in nessun caso, e che nulla andrà a danneggiare i legittimi interessi reciproci.
Abbiamo bisogno di fiducia e prevedibilità anche su altri fronti. In particolare dobbiamo risolvere i problemi che bloccano i meccanismi di controllo delle armi convenzionali in Europa, dobbiamo avviare un dialogo sulle dottrine militari e incentivare lo scambio di esperienze sulla riforma delle forze armate, discutere in modo sistematico il contenimento degli armamenti. Nell'Atto di fondazione Russia-Nato del 1997, l'Alleanza si impegnò a non schierare «forze da combattimento consistenti» sul territorio dei nuovi paesi membri. Le dimensioni di queste forze non sono ancora state specificate. Noi abbiamo offerto una nostra interpretazione: attendiamo ancora una risposta.

Ci dicono spesso che il controllo degli armamenti viene dal passato, e ci riporta nel passato. Ma non possiamo superare il retaggio della guerra fredda limitandoci ad affermare che il nostro legame ora è diverso. Abbiamo bisogno di misure concrete, anche sul fronte più delicato, quello della pianificazione della difesa.
L'Alleanza atlantica sta definendo un nuovo concetto strategico. Non siamo indifferenti al tipo di documento che nascerà. Forse la cosa più importante è che la Nato deve chiarire il proprio atteggiamento verso la Russia: finora, la sua posizione è stata ambivalente. Da una parte ci chiamano partner, dall'altra alludono alla possibilità che la Russia sia un problema per la sicurezza. Penso che il nostro rapporto sia maturo abbastanza da poterci chiarire in proposito.
I principi di fondo della politica estera russa sono pragmatismo, apertura, diplomazia multi-vettoriale e perseguimento non conflittuale degli interessi nazionali. Chiariamo onestamente nei nostri documenti ciò che ci preoccupa in alcune attività della Nato: una trasparenza necessaria alla fiducia reciproca, la base di un futuro comune. In questo senso, noi non vediamo nella Nato una minaccia alla nostra sicurezza. La Russia è pronta a costruire una partnership equa sulla base del diritto internazionale, una partnership di cui non si possa minimamente dubitare che possa ledere i legittimi interessi di altri paesi. Presumiamo che l'Alleanza sia guidata dallo stesso principio.

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