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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2010 alle ore 10:11.
È stato un unico senatore, Jon Kyl, repubblicano dell'Arizona, a bloccare il più importante progetto di politica estera di Barack Obama prima del suo arrivo a Lisbona per il vertice Nato di domani: la ratifica del nuovo trattato Start con la Russia per la riduzione degli armamenti nucleari. Il presidente americano non se lo aspettava. Solo pochi giorni fa, dopo il bilaterale con il presidente russo Dmitrij Medvedev, Obama aveva annunciato con sicurezza che il trattato sarebbe stato ratificato nella sessione "Lame duck" (Anatra zoppa) del Senato, prima cioè dell'insediamento del nuovo Congresso all'inizio dell'anno prossimo. E difatti c'erano negoziati in corso da tempo fra il vicepresidente Joe Biden, e il senatore Kyl, delegato a negoziare la firma per conto del partito.
I repubblicani chiedevano in cambio del loro voto una serie di concessioni soprattutto per il rinnovo e l'ammodernamento dell'arsenale nucleare attivo. In tutto, 80 miliardi di dollari su base decennale. Negli ultimi giorni, con la mediazione del senatore John Kerry, i democratici avevano anche accettato di erogare altri 4,1 miliardi di dollari nel pacchetto. E, secondo i conteggi degli ultimi giorni, che Obama conosceva bene al momento del suo vertice con Medvedev, ben 12 senatori repubblicani erano pronti a votare a favore con i democratici. Per la ratifica di un trattato ci vuole una maggioranza dei due terzi del Senato, ci vogliono dunque 67 voti e se oggi i democratici ne hanno solo 59, a partire da gennaio saranno ancora più deboli.
La Casa Bianca ha reagito con forte irritazione a questo sviluppo, giunto oltre tutto proprio prima del vertice Nato creando forte imbarazzo al presidente: «Se non approveremo il trattato metteremo a rischio la sicurezza del nostro paese», ha detto Biden. Il vicepresidente spera ancora di poter concludere l'accordo, ma Kyl ieri ha inviato una nota scritta in cui conferma che «non sembra esserci il tempo per poter portare a buon fine un voto su un trattato così importante in così poco tempo. Abbiamo altre priorità legislative». Dopo questo comunicato, i repubblicani favorevoli al progetto sono improvvisamente evaporati.