Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2010 alle ore 08:51.
MILANO - Due giorni fa l'arresto del boss Antonio Iovine, ieri l'ennesimo colpo al portafoglio. Troppo anche per i Casalesi che ora tremano per l'accerchiamento al latitante Michele Zagaria, compare di crimine di Iovine 'o ninn (il "poppante") e per i continui sequestri al patrimonio. Ieri l'ultimo colpo: 3,5 milioni nelle mani dei fratelli casertani Raffaele e Guido Zagaria.
Nell'ultimo anno i sequestri riconducibili ai clan hanno superato il miliardo. L'impero dei Casalesi – sotto la guida dei predestinati Iovine e Zagaria – ha infatti accumulato risorse miliardarie grazie al controllo diretto o indiretto di attività edili, estrattive, produttive e commerciali, al ciclo illegale dei rifiuti, al controllo degli appalti pubblici, al racket, all'usura e al narcotraffico. Capitali immensi che, grazie alla mente finanziaria del "poppante", sono stati reinvestiti prima in Campania e poi nel Nord Italia e all'estero.
Nel vicino Molise la costruzione della superstrada San Vittore del Lazio-Termoli, il terremoto del 2002 e l'alluvione del 2003 hanno portato molti finanziamenti e quindi nuovi appalti che alcuni indici, quali i forti ribassi fino al 30% e l'eccessivo ricorso al subappalto, scrive il magistrato della Direzione nazionale antimafia Olga Capasso, «fanno ritenere settore di ingerenza della criminalità organizzata locale e no». A partire appunto dai Casalesi che qui hanno anche coltivato il traffico illecito di rifiuti.
In Liguria i Casalesi, un tempo forti e poi scemati, hanno ricominciato a fortificare i propri interessi dal 2006 facendo di Sanremo la cabina di regia.
Sono però il Lazio, la Toscana e l'Emilia-Romagna le terre promesse dei Casalesi. Nel Lazio i Casalesi hanno "mangiato" dapprima la provincia di Latina (edilizia, ristorazione, turismo, commercio, ortofrutta, imprese edili, importazione parallela di automobili, oltre alle solite attività criminali come truffe carosello, estorsioni, usura e traffico di droga) e poi, con le stesse modalità e interessi, le province di Frosinone e Roma. La Capitale è la grande passione dei Casalesi, che dopo aver investito in commercio, turismo ed edilizia i soldi della droga e dell'usura, hanno scoperto da qualche tempo il grande business dei videogiochi.