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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2010 alle ore 06:35.
ROMA
Le tasse sono il prezzo che si deve pagare per una società civilizzata. La citazione di Oliver Wendell Holmes, giurista americano dell'inizio del secolo scorso, campeggia sul frontespizio di "Paying taxes 2011", l'indagine comparata realizzata congiuntamente dalla Banca mondiale, dall'Iif e da PriceWaterhouse Coopers su 183 paesi del mondo. Di sicuro, però, per le imprese italiane che pagano le tasse, in questi tempi di civiltà che si sgretola come la casa dei gladiatori di Pompei, il prezzo tributario appare particolarmente salato: dai dati elaborati dagli esperti risulta infatti che in Europa il nostro paese continua a guidare la classifica dell'indice di carico fiscale complessivo per le aziende (il total tax rate) con un peso pari al 68,6% dei profitti commerciali, generato da imposte e oneri contributivi, rispetto a una media europea del 44,2% e mondiale del 47,8%. Poco meglio di noi, in Europa, la Francia (65,8%), mentre in Germania la percentuale è al 48,2%, in Spagna al 56,5% e nel Regno Unito al 37,3%. Sotto il 30%, invece, si collocano il Lussemburgo, quello con la percentuale più bassa in Europa (21,2%), ma anche Cipro, Irlanda, Bulgaria e Danimarca. Sui 183 paesi presi in considerazione dallo studio, l'Italia risulta al 167° posto quanto al peso del prelievo fiscale sulle imprese, a causa, soprattutto, delle tasse sul lavoro e dei contributi sociali pagati dai datori di lavoro, che coprono il 64% del totale (l'Ires e l'Irap, invece, rappresentano il 33% del carico fiscale complessivo stimato). Del resto, anche i dati comparativi europei analizzati dagli esperti del ministero delle Finanze confermano che l'Italia, con la sua aliquota implicita sul lavoro attestata al 42,8% è al livello più elevato in Europa, essenzialmente per via dell'alto livello di contributi a carico del datore di lavoro, e per via della quota di Irap che viene attribuita alla componente lavoro secondo la metodologia continentale. Quanto alla Banca d'Italia, nella relazione annuale si ricorda che il cuneo fiscale sul lavoro italiano è di circa 5 punti superiore al livello medio europeo, mentre il prelievo sui redditi da lavoro più bassi e quello sulle imprese, includendo l'Irap, risultano più elevati della media Ue di 6 punti.