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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2010 alle ore 17:07.
Oggi saranno chiuse le sale da concerto, i cinema, i circhi, i teatri. L'intero mondo dello spettacolo si ferma. Più di 250mila lavoratori del settore parteciperanno allo sciopero generale organizzato da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil contro i tagli previsti nella finanziaria 2011. Con la manifestazione si chiede il reintegro del contributo statale (Fus), attualmente ridotto al minimo storico di 288 milioni di euro; il ripristino delle agevolazioni fiscali; la legge dello spettacolo dal vivo e lo stop alla delocalizzazione delle produzioni cineaudiovisive.
Cancellate le prove e con anche i set cinematografici fermi l'appuntamento per tutti a Roma è alle 10.30 al cinema Adriano a Roma per un'assemblea. Al Carlo Felice di Genova, invece, Zubin Mehta terrà un concerto a sostegno del teatro e dello sciopero. A Milano dalle 15 alla Camera del Lavoro parleranno, tra gli altri, il sovrintendente della Scala Stephane Lissner e il direttore del Piccolo Sergio Escobar.
«La cultura è un bene collettivo della cittadinanza italiana, come l'acqua e le fonti di energia. Per questo, l'Italia dei Valori aderisce allo sciopero generale delle maestranze del cinema e dello spettacolo dal vivo previsto nella giornata di domani. Sosteniamo le richieste di reintegro del Fondo Unico per lo Spettacolo e del rinnovo del tax shelter e del tax credit». E' quanto afferma in una nota il responsabile welfare e lavoro dell'Italia dei Valori, Maurizio Zipponi. «Chiediamo al governo di voltare immediatamente pagina - aggiunge - consentendo al settore di uscire dal baratro in cui l'hanno infossata anni di tagli miopi e indiscriminati. Concordiamo pienamente con la denuncia della Slc-Cigl: la cultura rischia di diventare un privilegio di pochi, sia a livello di fruizione che di produzione».
«E' la conseguenza - prosegue Zipponi - dei tagli operati da Tremonti e dell'inadeguatezza delle scelte di Bondi. Eppure, per il nostro Paese, cultura e spettacolo sono state e possono essere tuttora fonti inesauribili di ricchezza e di coesione e di occupazione. Solo il settore audiovisivo, infatti, alimenta un comparto da 250mila operatori, che con professionalità e talento - continua - stanno contrastando la crescente delocalizzazione delle produzioni audiovisive e garantiscono all'Italia la competitività e il pluralismo dell'industria cinematografica».