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A Dublino obbligati all'austerità

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2010 alle ore 06:43.


Nel turbinìo delle cifre che si rincorrono sulla crisi irlandese, dall'atteso pacchetto di aiuti della Ue al "buco nero" delle banche locali, 6 miliardi di euro possono sembrare poca cosa. Eppure i tagli alla spesa e gli aumenti delle tasse che verranno annunciati nel budget di martedì 7 dicembre sono i più radicali mai decisi da Dublino e comporteranno sacrifici durissimi per tutti gli irlandesi, già provati da due anni di crisi.
Con una mossa inusuale, il ministro delle Finanze, Brian Lenihan, ha avvertito con un mese d'anticipo che la finanziaria di dicembre comporterà tagli per 6 miliardi di euro, il doppio di quanto il governo aveva previsto, nel tentativo di placare i mercati riducendo il deficit dall'attuale 32% a meno del 10% del Pil. Lenihan ha fatto capire che questa volta niente e nessuno verrà risparmiato dalla scure, che cadrà con particolare brutalità su sanità, assistenza sociale e istruzione pubblica. Questa volta, se Dublino vincerà il braccio di ferro in corso con la Ue, si tratterà più di tagli alle spese che di aumenti delle tasse: Dublino è decisa a mantenere il vantaggio competitivo delle agevolazioni fiscali, in particolare della tassa societaria al 12,5%, e lo ritiene essenziale per rilanciare l'economia e superare la crisi.
L'austerità non è facoltativa. «Le misure in arrivo colpiranno tutti, ma questo è l'unico modo per garantire futuro benessere al paese» ha detto Lenihan. Le cifre ufficiali parlano chiaro: entrate previste di 35 miliardi e spese previste di 54 miliardi, con un "buco" di 19 miliardi, pari a 4.200 euro per ogni singolo abitante, bambini compresi. Per questo è molto probabile che la finanziaria venga approvata dal parlamento, anche se il governo ha una maggioranza esigua e l'opposizione ha ferocemente criticato il suo operato. Il budget del 7 dicembre, del resto, è solo un assaggio: la settimana prossima il governo pubblicherà il piano fiscale per i prossimi quattro anni, che prevede tagli e risparmi per 15 miliardi di euro entro il 2014.
Non è certo la prima volta che Lenihan si prepara a fare dolorosi annunci in parlamento, al contrario dell'attuale premier Brian Cowen che, da ministro delle Finanze, fino al 2008 aveva cavalcato fino all'ultimo momento la "tigre celtica", sfruttando il boom economico.

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Lenihan invece ha assunto l'incarico nel 2008, quando l'Irlanda era diventato il primo paese della Ue a cadere in recessione e non si è mai potuto permettere il lusso di essere ottimista. Il ministro aveva reagito subito con decisione, riconoscendo la necessità di tagliare la spesa pubblica e cambiare drasticamente rotta rispetto ai tempi della "festa". Già il suo primo budget dell'ottobre 2008, anticipato di due mesi, era stato giudicato il più "cattivo" da un quarto di secolo per i tagli alle spese e gli aumenti delle tasse. Poi la finanziaria d'emergenza da 3 miliardi dell'aprile 2009 ha rincarato la dose di "lacrime e sangue", così come il budget da 4 miliardi del dicembre 2009.
Ogni volta sembrava dovesse bastare. Ogni volta l'Irlanda è rimasta delusa.
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La «tigre celtica» non ruggisce più
Il deficit attuale
La finanziaria che verrà presentata martedì 7 dicembre prevede una riduzione del deficit dall'attuale 32% al 10%
Il piano fiscale
Settimana prossima il governo pubblicherà il piano fiscale:
nei prossimi quattro anni vanno recuperati 15 miliardi di euro

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