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Skype, affitti, fund raising: le cure creative dei rettori

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2010 alle ore 06:37.


Zero investimenti, tagli alle spese, dal telefono all'elettricità passando per gli affitti, dismissioni e qualche iniziativa "creativa", come la lettera inviata dal rettore del Politecnico di Milano ai suoi ex studenti per chiedere donazioni. Il fondo di finanziamento ordinario 2010 deve ancora essere completamente accreditato alle università. Un problema notevole, visto che alimenta almeno tre quarti del bilancio di ciascun ateneo. E, di solito, il suo ammontare viene stabilito a metà anno. Mentre stavolta, ormai a metà novembre, nessuno ne conosce l'entità precisa, perché manca l'accordo sulla quantificazione della decurtazione, al massimo del 5%, rispetto al Ffo 2009.
Così la chiusura dei bilanci 2010 e la redazione dei bilanci di previsione per il prossimo anno stanno diventando un esercizio divinatorio. Al Politecnico di Milano nel 2009 era stato staccato un assegno da 208 milioni. Per il 2010 nessuno conosce ancora l'entità del fondo e quando sarà accreditata la cifra completa, visto che per ora sono arrivati solo acconti: «Il problema in termini di cassa non è grave - spiega il rettore Giulio Ballio -. Quello che pesa è la difficoltà nel chiudere i bilanci di quest'anno e fare quelli per il prossimo».
Per adesso Milano si sta muovendo con un azzeramento di tutti gli investimenti: «Abbiamo tagliato per il nuovo anno le ristrutturazioni, il miglioramento degli arredi, l'aggiornamento dei software e non ci saranno acquisti per i laboratori. In questo modo recupereremo una decina di milioni». E la lettera inviata ai laureati per chiedere sostegno? «Quella era una provocazione, nata per cercare di capire quanto in Italia siamo pronti a sostenere gli atenei con un vero "fund raising". Per adesso molti ci hanno risposto positivamente. Mentre qualcuno mi ha addirittura recapitato insulti».
Situazione simile per Tor Vergata a Roma. Dove però, secondo calcoli interni, la riduzione dovrebbe essere molto più contenuta: tra l'1 e il 2% rispetto ai 152 milioni del 2009. «Siamo un ateneo decisamente virtuoso - spiega il rettore, Renato Lauro -; l'anno scorso avevamo ottenuto un aumento». Al momento, però, anche a loro è stato anticipato circa l'80% del totale, senza notizie su quando arriverà il resto. Già da inizio anno, allora, è stata tirata la leva dei risparmi. «Abbiamo avviato un programma di contenimento delle spese energetiche, con la creazione di un impianto fotovoltaico e di cogenerazione. In cinque anni taglieremo i consumi del 30 per cento. Abbiamo tutti i telefoni che passano attraverso skype, con un taglio del 50% dei costi. E abbiamo recuperato qualcosa (altri 900mila euro) dai test di ammissione. Siamo un ateneo molto desiderato dagli studenti». Economie che hanno consentito a Tor Vergata di tenere in equilibrio il bilancio.

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Tags Correlati: Corrado Petrocelli | DI BARI | Giuseppe Cardile | Italia | Renato Lauro | Scuola e Università | Skype | Università Studi Roma "Tor Vergata"

 

Molto più sostanziosa la cura dimagrante che il rettore dell'università degli studi di Bari, Corrado Petrocelli, ha messo in campo dal 2010. «Dobbiamo recuperare un disavanzo di 50 milioni di euro nei prossimi tre anni, che ci arriva dalle troppe assunzioni fatte tra il 2005 e il 2006 (oggi il rapporto tra assegni fissi e Ffo è del 93%) e dai tagli che abbiamo subito», spiega. In questo quadro si inserisce la mancata definizione del fondo ordinario, che nel 2009 era stato pari a 214 milioni di euro. «Nel piano di rientro abbiamo calcolato una riduzione pari al 5% per il 2010. E abbiamo tagliato moltissime voci: del 50-60% quelle per utenze e pulizie, del 40% i servizi agli studenti e i fondi per la didattica». Sono poi cresciute le tasse, anche del 15 per cento. Ed è iniziato un lavoro di dismissione del patrimonio immobiliare che, a regime, potrebbe portare nelle casse dell'ateneo fino a 40 milioni di euro. Che, uniti ai 20 milioni previsti dalle altre sforbiciate, potrebbero portare i conti di Bari in attivo.
All'università degli studi di Messina, infine, il Ffo 2009 è stato pari a circa 178 milioni; nel 2010 sono stati acquisiti circa 150 milioni. E non ci sono ancora notizie su quale sarà l'entità precisa del taglio per il nuovo fondo. Comunque, per far fronte alla riduzione ipotizzata, sono già state messe in campo alcune misure, di cui parla il direttore amministrativo, Giuseppe Cardile: «Sono stati risolti i rapporti di lavoro di tutti i dipendenti tecnico-amministrativi e dei ricercatori con almeno 40 anni di contributi. Sono state eliminate le locazioni dell'università, con un risparmio a regime di 1,2 milioni all'anno. Ed è stato disposto il passaggio al sistema voip per le telefonate e la razionalizzazione dei consumi elettrici». Qualche ritocco, piuttosto contenuto, alle tasse.
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