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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2010 alle ore 08:34.
SHANGHAI - La nuova centrale atomica per l'arricchimento dell'uranio costruita dalla Corea del Nord a Yongbyon torna ad alzare la tensione in tutto il Nordest asiatico. «È un fatto del tutto inaccettabile che minaccia non solo la sicurezza giapponese, ma anche la pace e la stabilità nella regione», ha tuonato ieri Tokyo. «L'ennesima, pesante provocazione», ha detto la Corea del sud, facendo intendere di essere pronta a tornare a dispiegare i missili tattici a testata nucleare americani. «In virtù dei suoi buoni rapporti con la Corea del nord, la Cina dovrebbe fare pressione sul regime per convincerlo ad abbandonare una volta per tutte le sue ambizioni nucleari», hanno detto fonti del governo statunitense.
Un impianto per l'arricchimento dell'uranio nel cuore della penisola coreana fa paura. Tanto più che la settimana scorsa Pyongyang lo ha fatto visitare a Siegfried Hecker, uno scienziato americano della Stanford University, che ha raccontato di essere rimasto stupefatto per il livello tecnologico della centrale nordcoreana dove, secondo quanto afferma Pyongyang, sarebbero già in funzione ben 2mila centrifughe.
Ma, nonostante le veementi reazioni dei paesi vicini (l'unica a non prendere posizione è stata la Cina, la principale alleata del regime di Pyongyang), l'annuncio non dovrebbe scatenare un'escalation politico-militare. Almeno per ora. «Si tratta certamente di un fatto spiacevole, ma non al punto di diventare un elemento di crisi», ha detto ieri Stephen Bosworth, l'inviato speciale Usa per la Corea del nord, in viaggio per l'Asia per discutere con i responsabili cinesi, giapponesi e sudcoreani come disinnescare la minaccia atomica nordcoreana usando i canali politico-diplomatici. L'idea da valutare, fortemente sostenuta dalla stessa Corea del nord, è un'eventuale riapertura del cosiddetto Tavolo dei Sei, il negoziato che coinvolge oltre alle due Coree anche Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone, promosso qualche anno fa da Pechino ma poi naufragato a causa delle continue provocazioni di Pyongyang.