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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2010 alle ore 06:38.
Allerta antiterrorismo in Germania. Il Reichstag, lo storico edificio nel cuore di Berlino che ospita la Camera, è da ieri chiuso ai visitatori. Non si può più entrare nella grande cupola di vetro che ogni anno è meta di una media di 3 milioni di turisti per la sua panoramica vista sulla città. La Porta di Brandeburgo, la grande Platz der Republik e tutta la zona attorno alla sede del Bundestag sono presidiate da agenti di polizia in assetto di guerra. Come anche le stazioni della metropolitana e della tramvia sopraelevata.
Il «nuovo e più alto grado di minaccia», come lo ha definito il ministro degli Interni Thomas de Maiziere, è stato attribuito dalla rivista Der Spiegel a una soffiata di un informatore della Bka, la polizia federale tedesca. Le informazioni fornite sarebbero state insolitamente dettagliate. L'informatore avrebbe parlato di 6 terroristi legati a un sottogruppo di al-Qaeda basato in Pakistan, entrati o in procinto di entrare in Germania con l'obiettivo di attaccare il Reichstag, catturare molti ostaggi e fare una strage come a Mumbai nel novembre 2008.
Nonostante la polizia federale non abbia in alcun modo confermato la versione offerta da Der Spiegel, il suo capo, Matthias Seeger, è stato esplicito: «Riteniamo che in questo momento sia più grave che mai. Più che del periodo elettorale dell'anno scorso o di quello della Coppa del Mondo del 2006».
Nell'imminenza della festa del Thanksgiving, il giorno del Ringraziamento che cade questo giovedì, c'è una maggiore allerta anche all'altro lato dell'Oceano Atlantico. Ma il timore in America è di un attacco in stile diametralmente opposto a quello temuto a Berlino. Qui non è stato un informatore ad alzare la tensione, bensì l'ultimo numero di Inspire, la rivista online associata ad al-Qaeda nella Penisola Arabica, la ramificazione yemenita del gruppo di Osama bin Laden ritenuta responsabile di molti dei più recenti attentati contro obiettivi americani.
«Fino a qualche tempo fa la convinzione era che al-Qaeda puntasse soprattutto a un nuovo attacco eclantante, stile 11 settembre», dice a Il Sole-24 Ore un esperto dell'anti-terrorismo che chiede l'anonimato. «Ma nell'ultimo anno si è verificata una serie di attacchi in scala ridotta condotti da singoli terroristi, come quello fallito sui cieli di Detroit oppure quello riuscito in cui il maggiore dell'esercito Nidal Hasan ha compiuto una strage nella base militare di Fort Hood, in Texas. E dopo i recenti episodi dei pacchi-bomba, abbiamo concluso che, almeno contro i bersagli americani, la strategia sia quella che la rivista Inspire ha definito con il nome di "Operazione emorragia", e cioè di provare a ferirci un po' dappertutto anziché puntare al cuore». Insomma, niente attacchi ultra-spettacolari bensì «mille piccole ferite a basso costo», come le ha chiamate Inspire, che nello speciale di 23 pagine messo in rete sabato scorso ha pubblicato anche alcune immagini delle cartucce d'inchiostro per stampanti trasformate in bombe e inviate come cargo aereo. Suo probabile autore: Ibrahim Asiri, l'esperto in esplosivi saudita in cima alla lista dei ricercati "vivi o morti" dell'intelligence americana.