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Ue: sui rifiuti nulla è cambiato

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2010 alle ore 06:37.


NAPOLI
Due anni sono trascorsi invano. L'emergenza rifiuti a Napoli e in Campania non è cambiata dal 2008. Anzi sembrerebbe addirittura peggiorata. È la convinzione degli ispettori dell'Ue che ieri sono arrivati nel capoluogo campano per fare il punto sulla gestione del ciclo dei rifiuti.
Un sopralluogo che terminerà oggi e che porterà poi ad una relazione che potrebbe ulteriormente ritardare l'invio dei fondi europei in Campania. Pia Bucella capo della missione ispettiva dell'Ue a Napoli che aveva visitato questa regione già nel 2008, in piena prima emergenza rifiuti, non ha dubbi sulla situazione. «Abbiamo parlato per tre ore – dice – della problematica relativa alla sentenza della Commissione europea del 4 marzo che ha condannato l'Italia per non aver realizzato una rete integrata di trattamento dei rifiuti in Campania per non aver avviato lo smaltimento del pregresso, le cosiddette ecoballe». «Gli ispettori – aggiunge Pia Bucella – hanno però ribadito che questa volta non si accontenteranno solo della presentazione del piano ma vogliono che sia implementato».
Insomma in Campania siamo davanti a un caso di non gestione del ciclo rifiuti. «Siamo del tutto favorevoli a liberare i fondi – conclude il capo degli ispettori Ue – non appena vi sarà un piano di gestione ma vogliamo avere anche la certezza che il piano di gestione venga attuato sul territorio». Certo, girando Napoli e gli altri comuni della provincia non è stata proprio una grande scoperta quella fatta dagli ispettori Ue. La situazione spazzatura ha superato ogni limite negli ultimi giorni. Ieri lungo le strade della città c'erano 2.900 tonnellate e oggi la situazione potrebbe peggiorare: se non si riuscirà a conferire, infatti, si arriverà ad una quantità di 3.600 tonnellate di immondizia non raccolta. Un quadro che equivale a una «maledizione per il territorio, come dirà il cardinale Crescienzio Sepe aprendo i suoi "dialoghi con la città": «le emergenze sono l'unica cosa che a Napoli non manca mai». E l'emergenza è diventata ormai anche sanitaria, stando all'allarme lanciato ieri dal dipartimento igiene dell'univesità Federico II: «Il pericolo igienico-sanitario può trasformarsi in un serio rischio per la salute: randagi, ratti, blatte e insetti sono vettori di malattie gastro-intestinali».

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Il centro storico, come nei quartieri "bene" Posillipo e Chiaia, la scena è apocalittica: montagne di spazzatura dovunque. Il problema è che non si sa più dove andare a scaricare i rifiuti. C'è totale assenza di discariche – a Napoli infatti si sversa solo in quella di Chiaiano dove il conferimento è di circa 700 tonnellate al giorno – e, di conseguenza, la saturazione degli impianti Stir di Giugliano e Tufino dove sversa Napoli. Ieri l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano, ha incontrato gli ispettori dell'Ue e ha con loro tracciato la "road map" di Palazzo Santa Lucia per uscire dall'emergenza: «Proseguiamo – spiega Romano – sulla strada dell'intesa con le altre province per trasferire una parte dei rifiuti di Napoli, in attesa di chiudere al più presto il piano regionale e di avviare le procedure per la costruzione dei due termovalorizzatori». «Questa crisi è diversa dall'emergenza di due anni fa – aggiunge l'assessore all'Ambiente – perché è legata esclusivamente alla difficoltà di smaltire i rifiuti di Napoli e della provincia».
Ciò che non è chiaro agli ispettori inviati da Bruxelles, ma non solo a loro, è il perché, conoscendo la situazione delle discariche campane, non si siano assunte misure opportune per prevenire un problema noto e un'emergenza quindi quanto mai annunciata. Infine, la delegazione della Commissione europea ha anche visitato il termovalorizzatore di Acerra e ha voluto verificare, viste le critiche piovute su questo impianto, la sua capacità di rendimento. Secondo il rapporto loro presentato, dall'inizio del 2010 ad oggi la linea in funzione ha smaltito 460mila tonnellate di rifiuti. Se a questa cifra si aggiungono altre 60mila tonnellate (1.500 per i 40 giorni che mancano al 31 dicembre) si arriva ad un totale di 520mila tonnellate smaltite. Cifra che corrisponde a un rendimento di fine 2010 pari all'87% del rendimento annuo. Era infatti previsto che se ne smaltissero 600mila.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI 3.600
Le tonnellate di rifiuti
non raccolti a Napoli
9.000
Le tonnellate di rifiuti
non raccolti nella provincia
di Napoli
4
Discariche
Sono localizzate tra Napoli
e provincia (Chiaiano,
Tufino, Giugliano
e Terzigno): funzionano
però solo Chiaiano
(700 tonnellate
rifiuti al giorno) e Terzigno dedicata esclusivamente
ai 18 comuni vesuviani

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