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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 06:40.
La Chiesa e le sue sfide, il sacerdozio, la sessualità e persino la fine del mondo, che non si risolverà in un momento simbolico, perché «vi sarà un autentico giudizio universale». C'è tutta la fede cattolica del 2010 nel nuovo libro-intervista di papa Benedetto XVI, "Luce del mondo", un volume con 90 risposte alle domande del giornalista tedesco Peter Seewald, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Un libro con il quale il pontefice ha voluto «parlare alla gente di oggi, in un linguaggio semplice, colloquiale, sulle tante questioni che la gente si pone» come ha detto ieri padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, alla presentazione del libro.
"Luce del mondo", come il titolo stesso esprime, vuole fare chiarezza ma anche ribadire le posizioni della Chiesa su questioni a volte messe in discussione dalla parte più progressista dei fedeli, a partire proprio dalla sessualità. Nei giorni scorsi un'anticipazione relativa all'uso del condom, concesso in alcuni casi «giustificati» (ad esempio «quando una prostituta usa un profilattico»), era stata salutata come una sorta di apertura da parte del Vaticano e come tale molto discussa. Ma è «ridicolo e imbarazzante» concentrarsi solo su quella questione, ha risposto Peter Seewald, per il quale «la vicenda mostra come il giornalismo si trovi in una certa crisi». Un altro aspetto molto dibattuto è quello dell'omosessualità, definita da papa Ratzinger nel capitolo 14 come «una grande prova, così come una persona può dovere sopportare altre prove», ma che «non per questo diviene moralmente giusta» e che è inconciliabile con l'essere sacerdoti. Come inconciliabili restano il matrimonio e il ministero femminile. Il tema della comunione ai divorziati risposati, invece, è meritevole di più attenzione, a partire da un'analisi più approfondita della «questione della validità dei matrimoni». Toccando poi il tema della pedofilia all'interno della Chiesa, il papa ha affermato che è il momento di recuperare «il diritto e la necessità della pena», dopo che a partire dagli anni Sessanta era emersa la «convinzione» che la Chiesa «non dovesse punire». E ha ammesso anche i gravi ritardi nell'affrontare casi come quello di padre Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, giudicato senza mezzi termini «un falso profeta che ha condotto una vita immorale e contorta».