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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 06:37.
ROMA
Il capitalismo take-away. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è tornato sul tema dello shadow banking, di quella «parte del capitalismo uscita dai valori patrimoniali», che ha assunto «una dimensione istantanea, shortista, take-away». Lo ha fatto ieri all'Accademia dei lincei a Roma in occasione del convegno per festeggiare il centenario di Assonime.
Il ministro ha parlato dell'«uscita dal meccanismo delle regole capitalistiche». «Gli hedge fund, gli equity fund, tutto il sistema dei fondi - ha detto - si è sviluppato fuori dagli schemi capitalistici classici, è uscito dallo schema dei contratti tipici. Una parte del capitalismo è fuori dalla tipizzazione: si è staccata dalla parte patrimoniale». Ha poi evidenziato l'importanza assunta dal conto economico delle società, che «misura il reddito annuale, semestrale fino a quello quotidiano», a scapito del conto patrimoniale che invece «misura i valori». E ha attaccato quella parte «rilevante del capitalismo fuori dagli ordinamenti tout court».
A conferma della gravità del fenomeno dello shadow banking, Tremonti ha ricordato che il mondo della finanza "regolare" vale 33mila miliardi di dollari mentre quello della finanza ombra ha raggiunto la dimensione dei 25mila miliardi divenendo così «una parte ormai non più separabile del capitalismo regolare».
Più volte in passato il numero uno del dicastero di via XX settembre ha lanciato questo monito. Perché a partire dalla crisi cosiddetta subprime dalla primavera del 2007, gli organi di vigilanza e di controllo e le autorità su scala nazionale e internazionale si sono concentrati sulla riscrittura e il rafforzamento delle regole che hanno funzionato poco o male. Si sta intervenendo soprattutto sull'assetto normativo che c'è già e dunque sui soggetti che sono già sottoposti al rispetto di regole o leggi.
Quel che va fatto ora, secondo Tremonti, è l'introduzione di regole dove non ci sono. Per evitare che dilaghi il legal shopping, la ricerca di lidi non regolamentati. In questa direzione vanno i Global legal standard, con una prima bozza che sarà presentata e discussa l'anno prossimo in sede Ocse: un set di regole fissato dall'alto e su scala globale dovrebbe scoraggiare le piazze dove tutto è consentito.