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La Merkel tira dritto: costi delle crisi sui privati

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2010 alle ore 06:36.


FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
Non passa giorno ormai senza che l'establishment tedesco insista sulla necessità di un nuovo meccanismo di gestione delle crisi sovrane. Su questo fronte, il governo ha fatto trapelare ieri alla stampa alcune proposte che farà nelle prossime riunioni europee. Accusato di contribuire alla volatilità dei mercati in piena crisi irlandese, il cancelliere Angela Merkel provoca crescenti critiche e interrogativi, anche in Germania.
Parlando ieri al Bundestag, il premier ha ribadito l'obiettivo tedesco: inserire nei Trattati il principio che nel caso di un fallimento sovrano i creditori privati devono sobbarcarsi parte dei costi. L'idea è ben accetta a livello internazionale, ma chi la critica sostiene che renderla esplicita comporta tensioni sui mercati, tensioni peraltro che si sono concretizzate in queste settimane sulla scia delle prime prese di posizione tedesche.
Secondo le indicazioni emerse ieri, il meccanismo di gestione di una crisi sovrana immaginato dai tedeschi prevedrebbe prima di tutto un allungamento dei termini di rimborso. Successivamente, se questo non bastasse, si potrebbe introdurre «un ulteriore rinvio, un taglio del tasso d'interesse e una riduzione del valore nominale» dell'obbligazione. Al pacchetto verrebbero associate le cosiddette clausole d'azione collettiva, che permettono a una maggioranza dei creditori di imporre cambiamenti delle condizioni di rimborso.
L'obiettivo è di introdurre questo schema nel 2013 quando scadrà l'attuale paracadute finanziario messo a punto a maggio per salvare i paesi della zona euro in difficoltà. Tuttavia, il documento indica che nuove clausole su rischi e obblighi degli investitori potrebbero essere già allegate ai titoli emessi dal 2011 in poi. Un portavoce del governo ha voluto precisare che la bozza è solo un documento di lavoro: «Non bisogna considerarlo la posizione del governo».
Intanto ieri in parlamento la signora Merkel è stata aggressiva: «Hanno i politici il coraggio di imporre a chi guadagna di correre un rischio? O la compravendita di obbligazioni deve essere l'unico affare nel mondo libero da rischi?», ha chiesto polemicamente. «Chi guadagna soldi con tassi d'interesse elevati, con obbligazioni sovrane, deve sopportare anche i rischi». E ancora: «Stiamo parlando della supremazia della politica. Stiamo parlando dei limiti dei mercati».

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Tags Correlati: Angela Merkel | Corte Costituzionale | Corte di Giustizia | Europa | Ewald Nowotny | Ristrutturazioni d'imprese

 

Gli obiettivi tedeschi sono almeno due. Da un lato il cancelliere è convinto che in questi anni, per un motivo o per l'altro, il mercato non abbia valutato giustamente i titoli obbligazionari dei diversi paesi. Chiarendo nero su bianco i rischi e gli obblighi dei creditori, vuole imporre maggiore responsabilità, anche ai governi. Dall'altro però la posizione della signora Merkel è influenzata dagli appuntamenti elettorali del prossimo anno (si vota in sei regioni del paese).
Nell'insistere che l'investitore si accolli i rischi di una bancarotta, il cancelliere vuole rassicurare l'opinione pubblica tedesca che non sarà costretta a salvare un paese dopo l'altro. Proprio ieri il quotidiano Bild, vicino al cuore del tedesco medio, titolava: «Dobbiamo forse pagare per tutta l'Europa?». C'è anche la paura che la Corte costituzionale tedesca consideri il soccorso ai paesi in crisi una violazione della clausola di non salvataggio prevista dai Trattati.
Solo trasformando la partita in un'operazione di soccorso a favore dell'euro, la nuova moneta della Germania, il cancelliere crede di poter avere dalla sua i tedeschi nel salvataggio dell'Irlanda. In questo senso, i toni drammatici della signora Merkel - che martedì ha parlato di «situazione estremamente seria» - non sono piaciuti in particolare al governatore austriaco, Ewald Nowotny, che vi ha visto motivi di politica interna e si è detto «molto irritato».
Più sorprendente ancora è stata forse la reazione dell'associazione che raggruppa le banche private tra cui la stessa Deutsche Bank, che ha sottolineato ieri che la proposta del cancelliere rischia di creare turbolenze nelle aste di titoli pubblici dal 2013 in poi. La situazione dei paesi più deboli deve «migliorare sensibilmente» perché le vendite di obbligazioni avvengano senza intoppi, una prospettiva che oggi «non appare molto realistica».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE IPOTESI IN CAMPO

Ristrutturazione del debito
Punta a far pagare a banche e società d'investimento parte dei costi della crisi. È la soluzione spinta dal cancelliere tedesco Angela Merkel, ma che incontra ampia resistenza, non solo dal settore privato
I lineamenti di questo meccanismo non sono ancora stati definiti, a partire dall'individuazione del soggetto che dovrebbe avviare la procedura e da quello che dovrebbe fissarne i termini
Secondo una delle ipotesi in campo, alla Corte di giustizia Ue andrebbe il ruolo di tribunale fallimentare
L'obiezione più forte è che il solo annuncio di questo genere di soluzioni mette gli investitori in fuga: proprio quello che sta succedendo con l'Irlanda con conseguenti ripercussioni sull'euro
Clausole di azione collettiva
Compaiono nelle emissioni obbligazionari dei paesi emergenti dal 2003. Anche Italia e Regno Unito le hanno utilizzate per i titoli di stato emessi sui mercati internazionali
La clausola più importante prevede che per ristrutturare il debito di un paese ci sia bisogno del consenso del 75% degli investitori
L'inserimento di queste clausole nei contratti non ha avuto nessun effetto sulle aspettative di default e quindi sul prezzo delle obbligazioni

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