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Le aste fanno il pieno, collocati 10,5 miliardi

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2010 alle ore 06:36.

ROMA
Il Tesoro ha chiesto e ottenuto ieri dal mercato 10,5 miliardi, collocando BoT a sei mesi per 8,5 miliardi e CTz per 2 miliardi. Questa asta va agli atti in Italia come un'operazione di routine, dove l'importo richiesto prefissato, per quanto elevato, viene messo in cascina senza difficoltà, come previsto e come di norma. Eppure ieri in un mercato che nutre seri dubbi sulla capacità dell'Europa di risolvere la crisi di liquidità e di affidabilità degli stati e dei sistemi bancari di Irlanda, Portogallo e Spagna, il buon esito della maxi-emissione italiana è stato accolto come un segnale rassicurante per la tenuta complessiva dell'eurozona.
L'asta italiana è andata bene perchè sono stati richiesti 17,45 miliardi contro i 10,5 in offerta e anche perchè il ritocco all'insù dei rendimenti rispetto all'emissione precedente - inevitabile dopo l'impennata dei tassi di questi giorni causata dal ritorno dell'avversione al rischio - è stato contenuto. «Non c'é nessuna tensione particolare sull'Italia, solo nervosismo generalizzato. Le aste sono andate benissimo», ha detto Maria Cannata, responsabile del Tesoro per la gestione del debito pubblico.
Il BoT è stato assegnato all'1,483% lordo (0,89% per le tasche dei risparmiatori privati al netto di commissioni e ritenuta fiscale): un salto di 28,3 centesimi rispetto all'ultima asta dei semestrali dello scorso ottobre, ma molto meno degli 80 centesimi che pagati in più dalla Spagna sulla stessa scadenza. Lo spread tra Italia e Spagna sulla durata dei sei mesi è salito a 63 centesimi ieri: un'enormità per quegli operatori, e sono tanti, che ritengono eccessiva l'ondata di vendite abbattutasi sui Bonos di Madrid.
La volatilità è estrema. Per una manciata di minuti, l'asta dei BoT ieri è stata risparmiata da una ventata di panico scaturita dal commento infondato di uno strategist che prevedeva il declassamento dei rating di Spagna, Portogallo e Italia il prossimo gennaio. La notizia è rimbalzata da un trading desk all'altro ma l'asta dei BoT ha chiuso due minuti prima che il mercato iniziasse a interrogarsi sulla possibilità di retrocessione del rischio-Italia (che sarebbe costato almeno 10 centesimi in più in asta). Il nervosismo è tale che, di questi tempi, prima vendi poi ragioni. Lo spread Italia-Germania si è allargato e poi si è prontamente ristretto. Il commento era infondato: le tre agenzie hanno confermato il rating italiano proprio di recente con outlook stabile (S&P's lo scorso martedì quello della Cdp). Alla Reuters Alexander Kockerbeck, credit analyst di Moody's, ha confermato la stabilità del rating Aa2 dell'Italia e questo ha ancor più tranquillizzato il mercato.

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Tags Correlati: Alexander Kockerbeck | Chiara Manenti | Italia | Maria Cannata | Ministero del Tesoro | Moody's | Rating | Reuters | Standard and Poor's

 

«L'asta dei BoT ha attratto i fondi monetari e di liquidità ma non mi sorprenderei se i risparmiatori tornassero ad acquistare i Buoni del Tesoro, che rendono più di conti correnti e depositi. I nostri titoli di stato vengono acquistati dai grandi portafogli esteri perchè offrono un premio interessante sopra i bond tedeschi e anche americani, che sulla scadenza a due anni sono sotto l'1 per cento», ha spiegato ieri Chiara Manenti, strategist di Intesa SanPaolo, secondo la quale anche la liquidità è un plus per i titoli italiani. «Ai tempi della crisi greca il differenziale tra i prezzi in denaro e lettera si è molto allargato, mentre invece adesso con la crisi irlandese questo gap è rimasto stretto», ha confermato. La liquidità significa disinvestire senza venire penalizzati dal differenziale tra prezzi di acquisto e di vendita: un gap the per i BTp più liquidi è di una ventina di centesimi, mentre sui titoli illiquidi - come irlandesi, greci e portoghesi - può allargarsi a 150-200 centesimi.

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