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In Nba è crisi per la Miami di Lebron mentre gli Spurs volano. Bene gli azzurri

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2010 alle ore 13:27.

Spaghetti League – I nostri tre giovanotti continuano a farsi valere all'ombra dei canestri d'oltreoceano. Quarta vittoria di fila per i Raptors di Bargnani (freschi dell'arrivo da New Orleans di Stojakovic – che potrebbe però essere ancora scambiato, visto il contrattone e i 35 anni - e Bayless), col Mago che ne infila 24 e viaggia ormai oltre i 21 punti di media a partita (14esimo marcatore della Lega), lasciando a Evans (22 rimbalzi contro i 76ers) il compito di far legna a rimbalzo. Quinta vittoria consecutiva anche per i Knicks, con Gallinari che si ferma a 9 punti e 7 rimbalzi e chiude a 43 (a uno solo dal record) la striscia di liberi consecutivi segnati. Ma il Gallo c'è, e il suo contributo pesa parecchio nel buon momento di New York. Secondo ko consecutivo invece per gli Hornets di Belinelli, che bissano lo scivolone contro i Clippers anche con Utah: 10 punti per l'azzurro, che rimane comunque punto di riferimento per un roster arricchito, appunto, dall'arrivo degli ex Raptors Jack, Andersen e Banks.

Heat cotti? - Un conto è essere caldi, un altro essere bolliti, dopo aver trascorso tutta la pre-season sul trono dei grandi favoriti. Parabola che stanno disegnando i Miami Heat del trio delle (presunte) meraviglie LeBron James-Dwayne Wade-Chris Bosh. Il capitombolo dell'altra notte (il settimo ko stagionale) nel derby contro Orlando è solo la conferma di una tendenza preoccupante. Le tre stelle sono una cosa, essere una squadra è un altra, appunto. Colpa (anche) di coach Spoelstra, dato già in uscita a favore del leggendario Pat Riley, che già nel 2006 non ci pensò due volte a mettere alla porta Stan Van Gundy per guidare gli Heat della coppia Shaq-Wade al titolo. I problemi però sembrano stavolta più complessi: i "tre tenori", invece di esaltarsi l'un l'altro, spesso si oscurano a vicenda; alle loro spalle, il roster è di una pochezza imbarazzante; di gioco se ne vede ben poco; sottocanestro la squadra è leggerina. E l'ultima mazzata arriva dall'infermeria: la rottura del tendine di un piede mette fuori causa per tutta l'annata Udonis Haslem, vero collante degli Heat e prezioso proprio sotto le plance. Chissà se, a questo punto, LeBron ogni tanto rimpiange Cleveland...

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Tags Correlati: Billy Hunter | Blazers | Celtics | Cleveland | Dirk Nowitzki | Gallinari | Hornets | Jack Raptors | Kevin Durant | Los Angeles Lakers | Manu Ginobili | Miami Heat | Pat Riley | Spaghetti League | Sport | Stan Van Gundy | Tottenham Hotspur FC

 

Sciopero dietro l'angolo - Lo spettro del lockout nella stagione 2011-12 si fa sempre più incombente sull'Nba. A far tremare tutti gli appassionati ci ha pensato Billy Hunter, direttore esecutivo dell'associazione dei giocatori Nba, che ha parlato di lockout sicuro al 99%. «Penso che il lockout sia altamente probabile, ed è quello per cui mi sto preparando perché non vedo alternative al momento», ha detto Hunter. I problemi sono legati al rinnovo del contratto collettivo, in scadenza il 30 giugno: i proprietari vorrebbero tagliare gli ingaggi di 7-800 milioni di dollari e un salary cap più rigido, adducendo come motivazione la diminuzione degli introiti a causa della crisi economica. I giocatori ribattono con i successi dell'attuale sistema, forti dei ricavi record, dell'aumento dei biglietti venduti e degli indici d'ascolto TV. Le trattative continuano, ma sia il commissioner Stern che Hunter concordano che non sono stati fatti progressi significativi. L'accordo, da trovare entro l'All Star Game per evitare il primo lockout dal 1998, è davvero lontanissimo.

Il gaucho e il crucco – Al secolo, cioè, Manu Ginobili e Dirk Nowitzki. Entrambi ben aldilà delle 30 primavere, entrambi rifirmatissimi da Spurs e Mavericks la scorsa stagione, viste anche le incertezze sulla prossima annata di cui sopra (quale campione avrebbe cambiato casacca alla loro età, col rischio di perdere un intero campionato per lo sciopero, in una squadra tutta nuova da costruire? A LeBron fischieranno le orecchie...). Risultato: l'argentino, forte di un'estate di completo riposo (come per i compagni illustri Parker e Duncan) è la mente e il braccio di San Antonio, miglior record della Lega e un gioco offensivo che garantisce oltre 108 punti di media a gara, novità assoluta per coach Popovich. Quando poi Ginobili si mette in proprio, beh, i risultati si vedono: la sua media gara è 20.8 punti, la più alta in carriera. Stesso discorso per Wunderdirk, che ne piazza 34 nel successo di Dallas su Oklahoma, coi Mavs a un record di 11-4. Derby texano da scintille per la leadership a Ovest. Lakers permettendo, ovviamente.

Che Shaq! - Un altro vecchietto (ed ex Miami e Cleveland, tra l'altro) che continua a stupire è Shaquille O'Neal. A 38 anni, Shaq firma con un 25+11 il successo di Boston su New Jersey. Assente Rondo, infortunato Delonte West, anche O'Neal beneficia della "cabina di regia allargata" di cui possono avvalersi i Celtics, grazie alla presenza di Garnett, Pierce e Allen, stelle sempre disposte anche al lavoro sporco pur di arrivare alla vittoria.

Provaci ancora, Greg - Sfortuna senza fine quella di Greg Oden, il gigante buono di Portland. Il centro dei Blazers ha riportato l'ennesima microfrattura al ginocchio sinistro (lo stesso dell'ultimo infortunio) e sarà costretto a saltare un altro anno. Alla sua quarta stagione nella Lega Oden – prima scelta assoluta 2007 davanti a Kevin Durant – ha giocato appena 82 partite, causa infortuni, che già gli costarono l'intera stagione da rookie. E i Blazers, prima dell'ultimo ko, gli avevano già comunicato il mancato rinnovo del quadriennale, in scadenza proprio a giugno 2011.

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