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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2010 alle ore 19:36.
Lo dice con tono fermo più volte. «Noi non siamo una corrente, ma un movimento la cui missione è recuperato lo spirito originario del Pd». E per farlo non resta che un'unica strada: tornare al Lingotto «per fare un'operazione di aggiornamento perché quel luogo è diventato un paradigma della politica italiana. Oggi c'è bisogno di un Lingotto due per mandare un messaggio di speranza». Walter Veltroniriparte da Roma, dal teatro eliseo, dove si celebra la prima assemblea della sua nuova creatura, Movimento democratico, per rilanciare la sua ricetta. E per spronare il partito a costruire un'alleanza riformista. Ma prima, ammette l'ex sindaco di Roma, «bisogna certificare la crisi del governo Berlusconi che non è scontata».
Al premier l'ex segretario non risparmia critiche. Gli addebita la responsabilità di non aver risolto affatto l'emergenza dei rifiuti a Napoli e di non aver saputo avviare la ricostruzione dell'Aquila. Ma è soprattutto al suo partito che Veltroni invia messaggi chiarissimi. A partire dal tema delle alleanze. «Dobbiamo smetterla di avere paura di qualcosa che sta a sinistra - prosegue il leader di Modem - perché noni siamo una grande forza di centro-sinistra». E quello che l'ex sindaco di Roma vorrebbe è uno scatto del Pd perché «l'Italia ha bisogno di noi, solo noi possiamo portare questo paese fuori dalla crisi sapendo che la vocazione maggioritaria è il Pd, senza questa vocazione il Pd non esiste».
Parole chiare rivolte ai vecchi compagni della minoranza democratica, Dario Franceschini e Piero Fassino, ma anche e soprattutto a Pierluigi Bersani. Cui riserva solo una critica: «Condivido tutto della lista che il mio segretario ha letto a Vieni Via con Me, ma lui ha parlato solo di sinistra e di progressisti, non ha mai usato la parola democratici che è l'identità politica più forte uscita dalla storia del '900». Insomma, occorre recuperare «l'orgoglio di essere un partito in grado di dare una speranza al paese», per dirla con le parole del sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Che al segretario consegna un'indicazione precisa. «Vorrei - dice - che si ribaltasse la domanda dei giornalisti: non con chi sta il Pd, ma chi sta con il Pd».