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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2010 alle ore 06:36.
MADRID. Dal nostro corrispondente
La campagna elettorale si è chiusa ieri a mezzanotte e domani si vota. La cosa certa è che dalle urne della Catalogna uscirà un duplice verdetto: il successo e ritorno al governo del partito nazionalista di Ciu, dopo l'intermezzo del tripartito di sinistra formato da Psc, Erc e Icv, e la sconfitta dei socialisti. Un nuovo grattacapo, dunque, per il presidente José Luis Zapatero, alle prese con una crisi economica senza precedenti, ma anche con le sempre più frequenti (e forti) spinte autonomiste delle regioni. Un esito, quello delle elezioni catalane, che condizionerà le iniziative del governo, ma anche la prossima tornata di elezioni regionali previste nella primavera del 2011 e "antipasto" per le politiche generali del 2012.
Se il ritorno di Ciu (Convergencia i Unio) di Artur Mas e del centro destra alla guida della Catalogna appare scontato, l'unica incognita che ancora sussiste è quale sarà il margine della vittoria: se cioè il partito avrà la maggioranza assoluta, almeno 35 seggi su 68, o solo una maggioranza relativa e avrà quindi bisogno dell'appoggio esterno per governare. Magari siglando accordi puntuali, a seconda delle tematiche, con alleati di volta in volta diversi, oppure con un alleato solo, in questo caso con tutta probabilità il Pp. Vedremo, perché Artur Mas sembrerebbe ben deciso a governare da solo.
Una cosa è certa: la Catalogna ha bisogno di una iniezione di fiducia per poter tornare a prosperare come un tempo. Da un paio di anni la regione ha perso peso e leadership, e si trova alle spalle degli acerrimi rivali di Madrid, con un contributo al Pil del 18,68%, rispetto al 18,71% dei diretti concorrenti. Un vero e proprio smacco per una regione che è sempre stata il motore dell'economia spagnola. Tant'è vero che ancora oggi il 21% dell'attività dell'autonomia proviene dal settore industriale.
La crisi non è stata ancora superata: nel 2009 il Pil della Catalogna è caduto del 4,69% e diminuirà anche nel 2010. Mentre il tasso di disoccupazione del 17,4%, sebbene inferiore alla media nazionale del 20%, è pur sempre un record per la regione. Una situazione che sta creando problemi nella gestione degli immigrati: la regione ne ospita ben 1,2 milioni (il 15,9% del totale in Spagna) su 5,7 milioni di abitanti.